Yara Gambirasio: le tappe del giallo fino alla cattura del presunto colpevole
E’ il 26 novembre 2010, Yara Gambirasio, 13 anni, scompare improvvisamente a Brembate di Sopra, alle porte di Bergamo. Dopo aver lasciato nel tardo pomeriggio la palestra, a 700 metri da casa, dove pratica ginnastica ritmica e in cui si era recata per portare un registratore, Yara svanisce. Di lei si perdono le tracce subito dopo. Dal suo telefono parte un ultimo sms di risposta ad un’amica.
Le tappe del giallo di Yara Gambirasio
Alle 18.47 il suo telefono viene agganciato dalla cella di un comune chiamato Mapello, distante tre chilometri circa da Brembate, per poi scomparire definitivamente.
Brembate e i comuni limitrofi vengono setacciati dalle forze dell’ordine senza alcun risultato.
5 dicembre 2010: un marocchino di nome Mohamed Fikri che lavora presso un cantiere edile di Mapello viene fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. A quanto pare un’intercettazione ambientale in cui afferma testuali parole “Allah perdonami non l’ho uccisa” lo fanno indicare dalle forze dell’ordine come il probabile omicida. Ma un’errata traduzione e la dimostrazione da parte di Fikri che le vacanze in Marocco erano state programmate già da tempo, archiviano la sua posizione come totalmente estraneo alla vicenda.
8 gennaio 2011: una lettera anonima annuncia che il corpo di Yara è nel cantiere di Mapello. La lettera risulterà un’altra delle migliaia di segnalazioni false e inutili inviate da sensitivi e mitomani.
26 febbraio 2011: il corpo di Yara viene ritrovato in un campo a Chignolo d’Isola, lungo il fiume Brembo a dieci chilometri da Brembate. Nascosto tra la vegetazione di un campo incolto, il corpo, in evidente stato di decomposizione, viene ritrovato da un giovane che stava facendo aeromodellismo. L’identificazione del corpo avviene attraverso i vestiti e all’apparecchio ortodontico della ragazza. Accanto al corpo l’iPod, le chiavi di casa e la batteria del telefonino.
La ricostruzione del medico legale
Yara è stata colpita inizialmente alla testa con una pietra, poi con un coltello ha subito colpi inferti sei volte alla gola, alle braccia e alla schiena. Ad eccezione del colpo inferto alla gola che potrebbe aver lesionato la trachea portandola ad una crisi respiratoria, tutti sono da considerare superficiali. Ad ucciderla in realtà sono stati gli stenti e il freddo: la temperatura quel giorno era vicina alla zero.
Il medico legale conferma la presenza sui leggings di Yara del Dna di un uomo di razza bianca chiamato dagli investigatori “Ignoto 1“. La traccia sembra essere una piccola macchia di sangue. Inoltre, particolare da non sottovalutare per l’identikit dell’assassino, nei polmoni della tredicenne vengono trovate tracce di calce proveniente da un cantiere della zona.
28 maggio 2011: il funerale di addio a Yara si svolge nel palazzetto dello Sport. Il Presidente della Repubblica Napolitano legge un messaggio commovente.
15 giugno 2011: il Dna dell’assassino presente sui leggings della ragazza, viene isolato ed esaminato. Inizia la lunga raccolta dei campioni di Dna di tutti coloro il cui telefono cellulare nelle ore della scomparsa della ragazza si erano collegati alle celle della zona. Ne verranno raccolti diciottomila.
Gli inquirenti, incrociando il profilo genetico dell’assassino Ignoto 1 con quello di Damiano Guerinoni, un frequentatore delle discoteche della zona, cominciano a trovare delle affinità con il campione prelevato dal ragazzo. Da lui si arriva ad indagare su altri componenti della famiglia.
Il giallo comincia a dipanarsi, ma la strada è lunga e tortuosa
18 settembre 2012:nasce la “pista di Gorno“: dopo aver analizzato il dna dei tre cugini di Damiano Guerinoni scagionandoli, da una marca da bollo su una vecchia patente viene estratto il Dna del padre dei tre Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno. Il Dna di Guerinoni, morto nel 1999 a 61 anni, è simile a quello trovato sul corpo di Yara (compatibilità del 99%). Nasce l’idea tra gli investigatori che esista un figlio illegittimo di Guerinoni.
7 marzo 2013: la salma di Giuseppe Guerinoni viene riesumata, secondo gli inquirenti è lui il padre biologico dell’assassino di Yara. La salma verrà sottoposta agli accertamenti del caso.
10 aprile 2014: viene individuata, grazie ad un amico di Guerinoni, l’amante negli anni settanta dell’autista di Gorno, è Ester Arzufi di 67 anni sposata con Giovanni Bossetti.
13 giugno 2014: un muratore di Mapello, Massimo Giuseppe Bossetti, viene fermato per un controllo alcol-test. L’uomo è il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni e di Ester Arzufi. Pedinato per giorni dalle forze dell’ordine, viene predisposto un finto controllo per prelevare il campione della sua saliva che verrà spedito subito ai laboratori del Ris di Parma. Il Dna dell’Ignoto 1 corrisponde perfettamente a quello di questo muratore 44enne.
16 giugno 2014: Massimo Giuseppe Bossetti, sposato e padre di tre figli, viene arrestato come il presunto assassino di Yara Gambirasio. Non si esclude che conoscesse Yara in quanto nipote biologico della donna di servizio della famiglia Gambirasio.
E’ la svolta del caso che da anni ha angosciato l’Italia e che finalmente riesce a dare un volto all’orco che ha tolto la vita ad una ragazzina di 13 anni, il quale ha per il momento respinto tutte le accuse.
Nel frattempo un’altra famiglia è stata distrutta e in attesa di nuovi sviluppi o colpi di scena ci troviamo ancora una volta di fronte a storie che lasciano sempre più sbigottiti e spaventati in una società che continua a colpire non solo colpevoli ma anche innocenti, e purtroppo perlopiù bambini indifesi.