Too Big To Fail. Il crollo: un bestseller diventato un film

Questo bestseller di Andrew Ross Sorkin rappresenta un sorprendente racconto dell’epica crisi finanziaria del 2008, quando la crisi dei mutui subprime partita dalla Lehman Brothers fece crollare Wall Street in un crac finanziario di vaste proporzioni, dando vita alla recessione globale. Un’opera straordinaria, che difficilmente potrà essere superata come resoconto definitivo dei fatti; Too big to fail ha riscosso maggior successo rispetto ai tanti libri usciti sulla crisi anche grazie al modo in cui l’autore ha presentato la storia: un thriller avvincente composto da decine di personaggi apparentemente slegati tra loro che si trovano riuniti nel tracollo finale.

Too big to fail: il crollo

 

New York, 13 settembre 2008. Primo ciak: nella cucina del suo luminoso appartamento di Park Avenue, Jamie Dimon -di JP Morgan Chase, la terza banca degli Stati Uniti- si versa un caffè sperando di placare il mal di testa. Ha fatto tardi alla Federal Reserve Bank con una dozzina di suoi concorrenti nel tentativo estremo di salvare Lehman Brothers dal fallimento ed evitare un pericoloso effetto domino.

Il cast: banchieri, avvocati, finanzieri, manager, membri dei consigli di amministrazione, funzionari di governo e ministri degli Stati Uniti e di altri Paesi, consulenti, segretari di Stato. Tutti i protagonisti direttamente coinvolti nei fatti che hanno portato al più grave crac finanziario dal 1929.

Le fonti: oltre cinquecento ore di interviste, documenti riservati, registrazioni audio, e-mail, appunti personali, piani di fatturazione, persino agende e note spese. Un resoconto di prima mano, ricostruito dall’uomo che conosce Wall Street meglio di chiunque altro, colui che è stato definito un enfant prodige dell’informazione economica americana.

Il genere: un thriller politico-finanziario imbastito attraverso una dettagliata e impressionante cronaca degli avvenimenti cui pochissime persone al mondo hanno avuto accesso.

Banche Americane

La trama: i retroscena della crisi, le manovre elaborate nei feudi dell’alta finanza e nei corridoi della politica, gli incontri segreti, le trattative, i particolari mai rivelati prima. Come nelle più classiche tragedie greche, i protagonisti avrebbero la possibilità di evitare la catastrofe, ma non lo fanno. Le scelte dei tycoons che governano l’economia del pianeta.

Le passioni, le illusioni, la sete di potere di quelli che si sentono “troppo grandi per fallire”.

Questo non è il solito libro di economia con dati, analisi economiche e scenari di vario tipo, ma il racconto da parte dei protagonisti, con le loro debolezze, il loro cinismo, e alla fine anche con una consapevole preoccupazione della drammaticità della situazione che dovevano andare a risolvere. Molto dettagliato, apre a considerazioni che rendono il lettore partecipe in tempo reale, e fanno capire cosa succede realmente quando si rischia di oltrepassare la linea. Un libro da leggere per chi vuol capire questo importante periodo storico e per spazzar via quei luoghi comuni che a volte si creano quando si ha a che fare con Wall Street.

Wall Street

Il bestseller presenta inoltre una dettagliata ricostruzione sugli aiuti statali alle banche. Una testimonianza di come, anche nel Paese del libero mercato per eccellenza, il pubblico è intervenuto a favore del privato, sostenendo grosse banche in difficoltà (per esempio Bear Stearns) e istituti erogatori di mutui (Freddie Mac e Fannie Mae). Della serie: “Se il privato fa i pasticci, il pubblico soccorre”. Va però ricordato che il gigantismo delle grandi banche (quello che ha portato alla crisi dei mutui subprime, con tutto quel che ne è seguito) esplose a causa dell’abrogazione, da parte del Presidente Clinton nel 1999, del Glass-Steagall Act (che risaliva al 1933), una previdente legge che stabiliva una netta separazione tra banche d’investimento e banche che raccolgono risparmi ed erogano prestiti (banche commerciali). Da quel momento, per le banche americane fu una corsa all’espansione, ben al di sopra delle proprie possibilità (attraverso la cartolarizzazione dei debiti in vari tipi di derivati) e ben al di sopra dei margini di rischio per i risparmiatori che a quelle banche si fossero affidati.

Quando, dunque, la mano pubblica viene tesa verso la mano del privato? Quando la banca (o, in taluni casi, l’impresa) è too big to fail, ‘troppo grande perché fallisca’.  La formula, che ha il pregio della schiettezza, ha ormai trasvolato l’oceano ed è stata accolta nei lessici economico-finanziari e politico-giornalistici europei, arrivando anche in Italia.

Borsa

 

Citiamo alcune battute celebri tratte dal libro:

“Questo è l’11 settembre dell’economia”: Henry M. Paulson, segretario del Tesoro, al suo staff nel corso di una riunione in cui si delineano le condizioni di un intervento governativo.

“Non ci sono abbastanza scialuppe di salvataggio. […] Qualcuno ci rimetterà la pelle. Perciò tanto vale godersi champagne e caviale!”: Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan Chase, al suo staff alla viglia della bancarotta della Lehman Brothers.

Da questo fantastico libro è stato anche tratto l’altrettanto interessante film per la tv Too big to fail – Il crollo dei giganti (2011 – HBO).

Locandina del film Too Big To Fail

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Alessandra

Non è propriamente una appassionata di informatica, ma si diletta con piacere in questo ambito grazie anche al suo lavoro spesso legato al mondo web. In questo blog vuole parlare quindi di tutto un po’ (tranne che di informatica!), di ciò che la circonda e di ciò che la appassiona, sperando di poter creare materiale di confronto sugli ambiti più disparati, dal matrimonio alle ricette, dalla lettura alla dolce attesa ai viaggi… e tanto altro ancora!

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