Taxi Driver: il film che lancia definitivamente Scorsese e De Niro

Film di Martin Scorsese del 1976, De Niro interpresta Travis Bickle un uomo reduce dal Vietnam ed incapace di tornare ad una vita normale.

Travis, sofferente, psicotico e affetto da insonnia, fa il tassista nel turno notturno a New York. Un giorno si innamora di Betsy che lo ricambia, ma lui rovina tutto portandola in un cinema a luce rosse.

Da quel momento, Travis, entra in crisi e decide di diventare un giustiziere amazzando prima un rapinatore e poi gli sfruttatori di una baby prostituta.

Taxi Driver: il film di De Niro e Scorsese

E’ uno dei migliori film sulla violenza metropolitana, spiega il perché dell’antieroe come protagonista e dei malesseri esistenziali che lo circondano: solitudine,violenza,prostituzione,razzismo.

Travis è un disadattato ed un emarginato che non ha amici e non ha rapporti con le donne; De Niro è favoloso nel tratteggiare un vero e proprio psicopatico: spaventosi sono i suoi scatti d’ira e le sue espressioni, la sua bravura

nasce dalla naturalezza con cui improvvisa scene provate centinaia di volte.

La regia di Scorsese mostra una New York notturna sporca,caotica e violenta soprattutto nella scena finale considerata in quel tempo troppo forte per una ragazzina giovane come Jodie Foster. La scena finale secondo molti non è altro che il risutlato dell’immaginazione di Travis in fin di vita, inoltre, non appena Betsy lascia il taxi a pochi fotogrammi dai crediti finali, si può sentire uno strano suono e subito dopo Travis che aggiusta nervosamente lo specchietto retrovisore.

La scena finale ripresa dal tetto è geniale,straordinaria,cosi come il commento musicale di Bernard Herrmann,il suo ultimo lavoro.Morì infatti la sera stessa in cui lo completò;il film è dedicato alla sua memoria.

Taxi Driver fu un successo commerciale, ricevette diverse nomination al Premio Oscar e fu premiato al Festival di Cannes con la Palma d’oro

La critica ha indicato Taxi Driver come il primo film che, seppure indirettamente, ha raccontato l’impatto della guerra del Vietnam sui soldati che hanno combattuto nel conflitto.

Lo stile di vita rude e la scelta di un impiego poco pagato e senza sbocchi evocano le esperienze di molti veterani che hanno sofferto del disturbo da stress post traumatico, persone che hanno subito disordini mentali e fisici e che non sono state ricompensate dalla società e dal governo per quello che hanno dato durante le guerre.

Il film include un sottile riferimento alle operazioni militari statunitensi in Vietnam. Quando Travis decide di assassinare il senatore Palantine, si taglia i capelli in stile Moicano. Il particolare fu suggerito dall’attore Victor Magnotta, un amico di Scorsese che ha combattuto in Vietnam e che ha una piccola parte nel film come agente dei servizi segreti.

Scorsese affermò che l’attore aveva «… raccontato di alcuni tipi di soldato che penetravano nella giungla. Si tagliavano i capelli in un certo modo; sembravano dei Mohawk… era una situazione speciale, una specie di situazione da commando, e lo facevano in molti… pensammo che fosse una buona idea».

La scena più famosa del film è probabilmente quella in cui Travis fa pratica con la pistola davanti allo specchio ed inizia un monologo in cui si rivolge alla sua immagine riflessa: «Ma dici a me? Ma dici a me? … Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui».

Questa scena non era prevista nel copione, che indicava solo «Travis guarda in uno specchio», ma De Niro decise di aggiungere delle battute per calarsi nella personalità di Travis. A Scorsese piacque così tanto che decise di tenerla nel montaggio finale.

Fabrizio Cannatelli

Autore e Founder di Informarea, sono un appassionato di informatica e tecnologia da sempre. La voglia di comunicare e di condividere sul Web le mie curiosità e le mie conoscenze, mi ha spinto a lanciarmi nel progetto di questo sito. Nato un po' per gioco e un po' per passione, oggi è diventato una grande realtà.

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