Possibili disturbi dell’allattamento al seno e ricorso al latte artificiale
Nella nostra società spesso la donna che non allatta al seno viene additata (molte volte proprio da altre neo mamme) in maniera negativa, come se fosse una madre snaturata che ha tolto qualcosa di vitale al proprio figlio. Innanzi tutto partiamo da un concetto: l’allattamento al seno è importante, è naturale, è preferibile, ma non è l’unica strada possibile. E aggiungerei per fortuna, considerando che non si possono mai conoscere le motivazioni che stanno dietro a questa importante decisione, a volte presa volontariamente ma molte altre costretta dagli eventi.
Possibili disturbi dell’allattamento al seno e ricorso al latte artificiale
L’allattamento al seno è senz’altro la scelta più naturale, e perché no, anche più pratica ed economica, per nutrire il proprio figlio: nell’atto di allattare non c’è soltanto l’elemento “nutrizione”, ma entra in gioco anche una forte componente affettiva che crea un legame diretto tra mamma e figlio. Inoltre l’Accademia Americana di Pediatria e la Società Italiana di Neonatologia giudicano l’allattamento al seno la migliore fonte di nutrizione del neonato almeno nei primi 6 mesi di vita.
L’allattamento al seno può quindi essere un’esperienza meravigliosa per i due protagonisti, ma purtroppo non va sempre così: se fila tutto liscio, è facile e naturale decantarne le lodi e i vantaggi, ma i problemi che si possono incontrare sono tanti, ed alcuni possono decretare la fine di questo idillio a due.
Innanzi tutto, le temutissime ragadi al seno, dei veri e propri taglietti piuttosto dolorosi e a volte sanguinanti che si possono formare sia intorno al capezzolo sia sull’areola: in genere sono causati dalla suzione scorretta del neonato. Come correre al riparo allora? Innanzi tutto dopo ogni poppata cospargete capezzolo e areola con una goccia del vostro latte, un ottimo cicatrizzante naturale, inoltre lasciate i capezzoli il più possibile all’aria, usate reggiseni di cotone e, se utilizzate dischetti assorbilatte, cambiateli molto frequentemente. Esistono poi in commercio delle creme apposite, ma prima della poppata successiva dovrete lavarvi il seno molto bene con acqua tiepida. Oppure provate con il Burro di karitè puro al 100%, che ha una azione emolliente e cicatrizzante e non è tossico per il bambino.
Un altro problema che può affliggere una neo mamma prima o dopo, è la scarsa produzione di latte. Prima di arrendervi, se ci tenete all’allattamento al seno esclusivo, provate con quanto segue: innanzi tutto attaccate il vostro bambino al seno il più possibile, anche ogni ora, in quanto la suzione è la migliore stimolazione possibile, inoltre tra una poppata e l’altra potete stimolare ulteriormente il seno con un tiralatte se lo avete a disposizione. Infine potete acquistare in erboristeria la galega e prepararvi quotidianamente delle tisane, o utilizzare prodotti in commercio come lo sciroppo Lactogal della Loacker.
Inoltre non possiamo non citare i problemi di ingorghi,che possono nei casi peggiori degenerare in mastite. Un ingorgo è un ristagno di latte all’interno dei dotti galattofori del seno, causato da uno svuotamento non completo della mammella al termine della poppata: le mammelle diventano così dure e gonfie, a volte anche dolenti al tatto e arrossate. La prima cosa da fare è attaccare al seno il bambino, se possibile (se l’ingorgo è soltanto da un lato, per una poppata sarà meglio utilizzare soltanto quello), altrimenti svuotare il seno con l’ausilio di un tiralatte; se il latte fatica ad uscire, prima di iniziare sarà utile bagnare una pezza con acqua bollente e frizionare la parte superiore del seno, per cercare di sciogliere l’ingorgo; inoltre massaggiate la mammella dalla base al capezzolo, questo favorirà l’uscita del latte. Un ingorgo non risolto può degenerare nella mastite, una infezione nella quale il seno risulta ancora più caldo e dolente e può comparire la febbre: nel caso non si risolva entro una giornata, sarà necessario assumere un antibiotico, con conseguente sospensione dell’allattamento al seno.
Infine, potrebbero sopraggiungere altre difficoltà come la scarsa crescita o la “ciucciata pigra” del neonato che, seppur attaccato bene, fatica a nutrirsi e in tanto tempo beve veramente poco latte, affaticandosi e bruciando più di quanto assuma.
In questi casi, quindi, si potrebbe essere costretti a passare, in tutto o in parte, ai latte in formula. Spesso le neo mamme, soprattutto se alla prima esperienza, vivono questo momento come una tragedia, un fallimento personale, una incapacità di rispondere ai bisogni del proprio bambino, ma non è assolutamente così: ricordiamoci che una madre serena è il primo elemento di serenità per il proprio figlio, quindi a volte è meglio un biberon di latte in formula dato serenamente, con il sorriso e guardandosi negli occhi, piuttosto che un allattamento al seno problematico, doloroso per la madre o faticoso per il bambino, che porta soltanto stress in entrambi e potrebbe causare scarso appagamento nel neonato stesso.