Pensioni integrative e sistemi Fai da te
Oltre la metà dei pensionati percepisce pensioni inferiori ai 1.000€. Costruirsi una pensione integrativa Fai da te basata su dei piani di risparmio pluriennali potrebbe essere una giusta soluzione.
Le riforme previdenziali varate dal governo aumentano l’età per lasciare il lavoro. L’opportunità data al lavoratore di poter scegliere di restare in attività fino a 70 anni creerà grandi problemi non solo alle aziende ma anche ai giovani italiani disoccupati ed in cerca di lavoro e per i quali la pensione appare sempre più come un miraggio. Infatti, chi oggi ha un’età inferiore ai 40 anni, si ritirerà dal lavoro molto tardi, cioè tra i 68 e i 70 anni e riceverà probabilmente una pensione inferiore di almeno il 40 o il 50% rispetto agli ultimi redditi dichiarati, con il rischio di dover tirare la cinghia durante la terza età.
La stessa INPS ha certificato come oltre la metà dei pensionati italiani percepisce pensioni inferiori a 1.000 euro, da qui la necessità per i contribuenti di costruirsi una pensione integrativa basata su dei piani di risparmio pluriennali. Diverse, infatti, sono le soluzioni vendute da banche e compagnie assicurative, dai fondi previdenziali alle polizze a vita o qualche altro prodotto.
Buoni fruttiferi postali
In un’ottica di lungo periodo è consigliabile proteggere la propria ricchezza dall’inflazione, acquistando gradualmente prodotti finanziari con rendimento legato alla crescita dei prezzi. La soluzione migliore e meno costosa, sottoscrivibile con poche cifre di denaro che partono da un minimo di 250 euro al mese, è quella dei Buoni fruttiferi postali (Bfp). Si tratta di titoli di Stato garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti e distribuiti dagli sportelli del gruppo Poste Italiane.
Il vantaggio di usufruire di questi strumenti di investimento è quello del costo zero, poichè il capitale versato nei Bfp non è soggetto ad alcuna commissioni di acquisto o di gestione. Il prelievo fiscale è l’unica spesa e si quantifica con una tassazione del 12,5%, applicata sui rendimenti ottenuti dagli investitori.
Tra i buoni postali venduti ogni giorno in Italia, alcuni sono veramente indicati per mettere in atto un piano di risparmio di lungo periodo. Ad esempio, i Bfp indicizzati all’inflazione, che offrono una protezione eccellente contro la perdita della ricchezza che ogni risparmiatore subisce ogni anno a causa dell’aumento dei prezzi al consumo. Il loro valore cresce ogni anno in base al carovita che si registra in Italia, al quale viene aggiunto anche un rendimento fisso in termini percentuali, in genere tra il 2 e il 2,6% all’anno, a seconda delle scadenze dei titoli.
Il guadagno che si otterrà investendo in questi prodotti finanziari dipende dall’inflazione, quindi non è possibile purtroppo stimarlo. Se però si ipotizza per assurdo che il carovita sia sempre stabile al 2%, investire 10mila euro oggi nei Bfp legati all’inflazione significa farla crescere nel 2022 sino a 14.100 euro, garantendo un rendimento medio annuo di poso superiore al 4%.
La durata massima dei Buoni fruttiferi postali legati all’inflazione è di 10 anni, anche se alla scadenza prestabilita, il capitale maturato può essere investito in altri Buoni. Ciò che rende più vantaggiosi i Buoni postali, rispetto alle polizze previdenziali o ai fondi, è la certezza che il capitale impiegato nei Bfp è riscattabile in qualsiasi momento purchè siano trascorsi 12 mesi dlla firma del contratto. Unica accortezza è quella di tener conto della solidità finanziaria dello Stato italiano. Qualora il nostro paese dovesse finire in bancarotta anche i Buoni postali rischierebbero di non essere rimborsati alla scadenza prestabilità.
Fondi Pensione e Piani Individuali
Aderire ai fondi pensione o ai PIP (Piani individuali pensionistici delle compagnie assicurative), ovvero i prodotti finanziari in cui il lavoratore versa parte dei propri redditi, appare come un’altra buona soluzione per avere una rendita integrativa. I dipendenti possono destinarvi il Tfr (Trattamento di fine rapporto), mentre gli autonomi possono decidere l’importo dei versamenti in piena libertà. Questi soldi messi da parte vengono amministrati da professionisti che li impiegano sui mercati finanziari con diverse linee d’investimento più o meno rischiose (azioni, obbligazioni,ecc.) scelte dallo stesso lavoratore.
Il capitale e i rendimenti maturati si accumulano negli anni e, al momento del ritiro dal lavoro, vengono convertiti in una pensione di scrota, integrativa degli assegni INPS. E’ possibile, però, per motivi di disoccupazione o gravi situazioni di salute, riscattare la somma accumulata anche prima di andare in pensione per una quota compresa tra il 75% e il 100%. Inoltre dopo 8 anni di versamento il lavoratore può anche ritirare fino al 30% del capitale maturato per qualsiasi motivo.
Altri piani di risparmio
Altre soluzioni da scegliere in vista della pensione sono ad esempio le polizze sulla vita, le quali possono essere sottoscritte anche attraverso dei piani di accumulo rateale, versando una somma che parte da un minimo di 50 o 100€ al mese. Da annoverarsi anche i fondi comuni di investimento: gli Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio utilizzano strumenti finanziari detti “quote di fondi d’investimento” e raccolgono il denaro dei risparmiatori che affidano la gestione dei propri risparmi ad una società di gestione.
Poste Italiane mette a disposizione per i suoi clienti un pacchetto chiamato Poste Vita. Tra i vantaggi di questo piano ci sono: nessun costo fisso sui versamenti effettuati, costi variabili tra i più bassi del mercato (2,5%) sui versamenti effettuati dal clienti, nessun costo sui flussi derivanti da TFR e sui contributi versati dal datore di lavoro, nessun costo applicato sulle somme derivanti da contratti già in essere, nessun costo per anticipazione, riscatto o trasferimento verso altra forma pensionistica.
Investimento sugli immobili
Molti italiani preferiscono ancora oggi concentrare tutte le loro risorse in investimenti di lungo periodo, come ad esempio sugli immobili. Il sistema di comprare una casa, indebitandosi con un mutuo, per poi darla in affitto o rivenderla dopo molti anni sembra una scelta, che negli ultimi dieci anni si è rilevata vincente. Purtroppo oggi la crisi economica ha colpito in misura maggiore proprio il mercato immobiliare.
Si calcola che dal 2007 ad oggi i prezzi di mercato sono scesi del 6% e di quasi il 2% soltanto nel 2011. In tutti casi però, l’investimento sul mattone rappresenta sempre una buona rendita nel lungo periodo soprattutto se l’immobile è collocato in una zona a forte sviluppo urbanistico.
Molto fruttuosi sono anche i mercati esteri: la rendita per un immobile destinato a locazione in località turistiche e con economia in crescita può aggirarsi addirittura attorno al 7%. La scelta di optare per l’investimento sugli immobili potrebbe rilevarsi indubbiamente più proficua rispetto ai tradizionali piani di risparmio.
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