Lo scandalo Volkswagen: il dieselgate e i modelli da richiamare
Sono circa 11 milioni le autovetture che ad oggi montano il motore diesel del Gruppo Volkswagen, manipolato per rispettare i parametri anti-smog (8 milioni in Europa e 3 milioni negli Stati Uniti).
Lo scandalo, detto dieselgate, che ha colpito la casa automobilistica tedesca, che dovrà riparare il motore sotto accusa per un importo di circa 6,5 miliardi di euro, rischia di travolgere l’intero comparto automobilistico. L’EPA, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente, ha accusato la Volkswagen di aver falsificato i test riguardanti le emissioni dei motori diesel, motori che in passato offrivano scarse prestazioni e che con lo sviluppo tecnologico hanno raggiunto performance paragonabili ai motori a benzina.
I modelli da richiamare
Le macchine da richiamare e che saranno interessate in questa operazione saranno, per gli Stati Uniti: Passat di settima generazione, Golf di sesta generazione, Jetta e Audi 3. Per l’Europa la situazione è molto più complessa poiché riguarda non solo i veicoli Volkswagen ma anche di altre case come Seta e Skoda.
Lo stop alle vendite è stato dato per le auto con motore TDI e omologazione inferiore, mentre rimangono sul mercato le nuove auto Euro 6.
I motivi della manipolazione
Uno dei motivi della manipolazione potrebbe essere la volontà di decollare sul mercato americano, da sempre ostico per la casa tedesca soprattutto per quanto riguarda i motori diesel. A questo si aggiunge la mancata soddisfazione dei requisiti di emissione sopra citati.
Ma come potrebbe essere avvenuta l’alterazione dei risultati dei test anti-smog?
I testi di emissione di scarico dei veicoli vengono effettuati, non su strada, ma a veicolo fermo, in folle, oppure su banco a rulli, inoltre attraverso un Computer viene impartito al veicolo un profilo velocità, senza che nessuno fisicamente debba premere l’acceleratore. Il veicolo in fase di test viene riconosciuto dal software della centralina motore verificando la posizione del volante e del pedale acceleratore, e i giri motore. In questo modo, con il veicolo non in strada, non variano né la posizione dello sterzo né dell’acceleratore.
Per ora non si hanno certezze che questo metodo possa essere stato applicato anche da altre case automobilistiche, l’unica cosa certa è che la Volkswagen subirà più danni d’immagine che di bilancio aziendale. In ogni caso se si scoprisse che altre case hanno infranto le regole, potrebbero crearsi i presupposti per far decollare finalmente il mercato delle auto a propulsione elettrica.
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