L’incredibile somiglianza di Ylenia Carrisi con la donna trovata morta
Il caso della scomparsa di Ylenia Carrisi, la figlia Al Bano e Romina Power è tornato prepotentemente alla ribalta dopo un identikit reso pubblico ed il rilascio di alcune dichiarazioni di Keith Hunter Jesperson, un camionista serial killer detenuto nell’Oregon e condannato a tre ergastoli per aver ucciso e violentato otto donne tra il 1990 e il 1995.
L’incredibile somiglianza di Ylenia Carrisi con la donna trovata morta
Conosciuto come “Happy Face Killer“, per via delle faccine che disegnava sulle lettere inviate ai quotidiani dopo gli omicidi commessi, Jesperson ha sostenuto ultimamente di aver dato un passaggio con il suo tir nel 1996 ad una ragazza autostoppista di nome Suzanne, nome con la quale Ylenia si faceva chiamare negli States, e di averla poi uccisa. La ragazza da Tampa, Florida, avrebbe voluto raggiungere la California o il Nevada.
L’identikit ricostruito con l’aiuto dell’agente Haley della Florida hanno permesso di riaprire il caso e individuare nella ragazza trovata morta a Holt il 15 settembre del 1994, nove mesi dopo la denuncia della scomparsa di Ylenia, una notevole somiglianza con la figlia di Al Bano e Romina.
Si è deciso così di prelevare, su richiesta dell’interpol, un campione del Dna del cantante e dei suoi figli Yari, Cristel e Romina Junior, per confrontarlo con quello del corpo della ragazza uccisa dal serial killer.
Ylenia era sparita nel 1994 (l’ultima chiamata con Al Bano era avvenuta il 1° gennaio 1994) e già in quel tempo la polizia di New Orleans aveva avviato le indagini giungendo alla conclusione che la ragazza era stata vista buttarsi da un ponte sul Mississipi, anche se il corpo non venne mai ritrovato.
Il 1 dicembre 2014 il Tribunale di Brindisi aveva dichiarato la “morte presunta” di Ylenia Maria Sole Carrisi. I sospetti sulla morte della ragazza che con zaino in spalla voleva girare il mondo erano più volte ricaduti sul trombettista Alexander Masakela e successivamente sul possibile suicidio nelle acque del Mississipi.
Nei prossimo giorni, l’esito positivo dell’esame del Dna potrebbe mettere fine ad un mistero lungo 22 anni.