La storia di Bruce Lee e il mistero della morte
Inquadrare Bruce Jun Fan Lee, noto a tutti come Bruce Lee, nei Miti dello Sport potrebbe sembrare una forzatura; perché Lee è stato soprattutto un attore, un personaggio mediatico, un mito a tutto tondo per almeno un paio di generazioni, quelle cresciute senza Playstation e che si rincorrevano nei vialetti sotto casa mimando i suoi gesti, le sue “mosse” a volte letali, lanciando le sue tipiche urla di battaglia.
Ma il legame con lo sport ci sta, perché probabilmente nessuno come lui, nemmeno atleti olimpionici o di caratura mondiale, ha influenzato così tante persone, alimentando e diffondendo in maniera che oggi definiremmo “virale” l’amore per il Kung-fu e per le arti marziali in genere, tra cui ovviamente il Karate ed anche lo stesso Judo; sport che videro coincidere la loro massima crescita, anche in Italia, in corrispondenza dell’avvento del “Dragone”.
Indice
- La storia di Bruce Lee
- Infanzia e primi passi
- Studi, matrimonio e figli di Bruce Lee
- Kung Fu e Filosofia
- Carriera cinematografica
- La misteriosa morte di Bruce Lee
- Produzioni Postume
- Film e libri biografici
- La morte di Bruce e Brandon Lee – Voyager 10-05-2010 – parte 1
- La morte di Bruce e Brandon Lee – Voyager 10-05-2010 – parte 2
- La morte di Bruce e Brandon Lee – Voyager 10-05-2010 – parte 3
- Filmografia completa di Bruce Lee
- Curiosità
- Bruce Lee vs Chuck Norris – Colosseo (Roma)
La storia di Bruce Lee
Nato a San Francisco il 27 novembre 1940 ma cresciuto ad Hong Kong, Bruce Lee esercitò una forte influenza nel modo di confezionare i film di arti marziali, fino ad allora più inclini a mostrare le scene in senso teatrale e poco realistico. Lee divenne una vera icona soprattutto per il popolo cinese, del quale incarnava l’orgoglio nazionale; molti videro in lui un modello per migliorare il rapporto con il proprio fisico e raggiungere elevati standard di benessere, sviluppando allo stesso tempo destrezza nel combattimento corpo a corpo.
A testimoniare l’importanza e la levatura del personaggio nel mondo del cinema internazionale, nel 1993 Bruce Lee è stato onorato con una stella nella rinomata Hollywood Walk of Fame di Los Angeles; nel 2005, in occasione di quello che sarebbe stato il suo 65° compleanno, è stata eretta una statua con le sue fattezze sull’Avenue of the Stars a Kowloon quando venne votato come “Star of the Century” dagli addetti ai lavori del mondo del cinema di Hong Kong. Un’altra statua di circa venti metri è sorta successivamente in un parco a tema nella Cina continentale, il Bruce Lee Paradise di Junan (città nella quale avrebbe avuto i natali il padre di Bruce, l’attore teatrale e caratterista cinematografico Li Hoi Chuen).
Nonostante il contenuto dei suoi film, Lee era assolutamente contrario all’uso delle arti marziali come metodo di offesa e supremazia nei confronti degli altri, tuttavia un’altra componente importante che ha contribuito a rendere Bruce Lee un’icona fu proprio il suo rapporto con la violenza; molti lessero nei suoi film un’affermazione della violenza come l’unico mezzo possibile per reagire all’ingiustizia subita. Questo può essere il motivo per cui Bruce Lee è stato per un certo periodo anche il simbolo di alcuni di quei movimenti di contestazione che negli anni 60-70 consideravano la violenza come l’unico strumento possibile per rovesciare un ordine costituito.
Infanzia e primi passi
Durante l’infanzia trascorsa a Hong Kong Bruce si scontrava spesso con la piccola criminalità giovanile e proprio per questo decise di imparare le tecniche marziali di autodifesa, iscrivendosi alla prestigiosa scuola di Wing Chun sotto gli insegnamenti del Maestro Yip Man, con cui studiò per molti anni. A 12 anni entrò alla scuola cattolica La Salle College. Successivamente frequentò alcune delle migliori scuole di Hong Kong, ma a causa del suo carattere esuberante che lo portava ad avere continui battibecchi con i compagni, della sua scarsa voglia di applicarsi nello studio, ed allo scopo di non rovinare la reputazione della sua famiglia medio-borghese, il padre decise di mandarlo a vivere e completare gli studi da un vecchio amico negli States.
Studi, matrimonio e figli di Bruce Lee
Dopo un breve periodo vissuto a San Francisco si trasferì a Seattle, dove lavorò anche come cameriere. Qui, nel 1962 ottenne il diploma alla Edison Technical School e si iscrisse alla facoltà di filosofia dell’Università di Washington, ma interruppe gli studi al penultimo anno; conobbe la sua futura moglie, Linda Emery, con la quale ebbe due figli: Brandon (1965) e Shannon Emery (1969).
Kung Fu e Filosofia
Al contrario di quanto si possa credere ed erroneamente spesso raccontato, Lee non studiò mai seriamente il TAI CHI, limitandosi ad apprenderne i concetti base dal padre; si applicò invece assiduamente e con meticolosità nello studio del Kung Fu nello stile Wing Chun del Maestro Yip Man. Attratto anche da altre discipline da combattimento, Bruce Lee apprese anche “la noble arte” occidentale, vincendo nel 1958 il titolo interscolastico di boxe. Imparò anche rudimenti della scherma dal fratello minore Peter, all’epoca campione di questa disciplina. Questo approccio a 360º distinse via via sempre più Lee da ogni altro praticante di arti marziali, tanto che nel 1966, decise di dare un nome al suo “stile senza stile“: Jeet Kune Do.
Il suo allenamento includeva tutti gli elementi di fitness, forza e resistenza muscolare, resistenza cardiovascolare e flessibilità. Utilizzò le tecniche tradizionali del culturismo per scolpire e aumentare la massa muscolare. Al fine di allenare specifici gruppi di muscoli, Lee si avvalse di attrezzature appositamente progettate e costruite. Tuttavia, fu sempre attento nel sottolineare quanto la preparazione mentale e spirituale fossero fondamentali per ottenere i massimi risultati.
Il 13 agosto del 1970, a causa di un errato preriscaldamento dei muscoli in un allenamento di sollevamento pesi, subì un grave infortunio al nervo sacrale che lo costrinse ad un lungo periodo di convalescenza durante il quale si avvicinò allo studio delle religioni, alla filosofia, alle arti da combattimento e agli scritti di Jiddu Krishnamurti. Ebbe anche l’opportunità di documentare i suoi metodi di allenamento, che in seguito verranno raccolti e pubblicati dalla moglie Linda nel libro “The Tao of Jeet Kune Do“.
Carriera cinematografica
Debuttò al cinema nel ruolo del neonato nel film “Golden Gate Girl” del 1941. Fra i sei ed i diciassette anni partecipò a sedici pellicole, anche se il primo film di un certo riguardo, “The Orphan” del 1958 lo interpretò all’età di diciotto anni.
William Dozier, produttore della serie televisiva “Batman e Robin”, rimase colpito dalle sue notevoli e particolari capacità fisiche visionando i filmati dei Campionati Internazionali di karate di Long Beach del 1964. Dopo una serie di provini, Lee venne scelto per interpretare Kato, l’autista e guardia del corpo nella serie “Il Calabrone Verde” (il protagonista è un celebre giustiziere su cui è stato girato un film anche nel 2011).
Grazie al successo della serie, Lee viene scelto per interpretare un ruolo simile a quello di Kato nel film “L’investigatore Marlowe” del 1969. Dopo qualche altra apparizione in televisione, Lee decise di tornare ad Hong Kong, visto quanto era difficile per un cinese ottenere un ruolo che non fosse quello dell’autista o del servitore: mentre nel suo paese d’origine era già una star, grazie all’arrivo in televisione de “Il Calabrone verde”.
Lee interpretò il suo primo ruolo da protagonista nei film “Il furore della Cina colpisce ancora” del 1971 e “Dalla Cina con furore” del 1972, grazie ai quali ottenne vasta celebrità internazionale. Successivamente fondò una propria casa di produzione, la Concord Production, in società con Raymond Chow della Golden Harvest. Sotto tale egida co-produsse, scrisse, diresse e interpretò “L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente” nel 1972, in cui fece comparsa anche Chuck Norris in una scena, quella del duello nel Colosseo, che divenne la più celebre di arti marziali nella storia del cinema. Richiese tre giorni di riprese, e venti pagine di sceneggiatura scritte e disegnate da Lee.
Nel 1973 ottenne il ruolo di protagonista in “I tre dell’operazione Drago“, film che lo consacrò come divo internazionale, per il quale fece anche da coreografo per le scene di combattimento e co-produttore con la sua Concord Production. Il film fu il secondo maggior incasso della Warner Bros dopo L’esorcista e consolidò l’immagine di Lee come leggenda delle arti marziali.
La misteriosa morte di Bruce Lee
Il 10 maggio 1973, negli studi della Golden Harvest, durante le sessioni di doppiaggio de “I tre dell’Operazione Drago“, Lee fu colto da un attacco di vomito, febbre alta e forti convulsioni. Venne immediatamente trasportato all’ospedale più vicino, dove riscontrarono la presenza di un edema cerebrale. Gli fu così somministrato del mannitolo, un medicinale atto a ridurre il gonfiore al cervello, e che gli salvò la vita. Lo stesso male, tuttavia, lo colse inesorabilmente due mesi più tardi, esattamente il 20 luglio 1973, all’età di 32 anni. Si trovava a Hong Kong a casa di Betty Ting Pei, entrambi avevano appuntamento col produttore Raymond Chow per discutere di un film in produzione, “Game of Death“. Per cercare di alleviare una forte emicrania, Lee assunse una pastiglia, datagli da Betty,di Equagesic, contenente sia aspirina che meprobamato, e si addormentò senza più svegliarsi. Fu trasportato al Queen Elizabeth Hospital, dove un’autopsia mise in evidenza come il cervello di Lee, che mediamente in un adulto pesa attorno ai 1.400 grammi, ne pesasse 1.575 (un aumento del 13%). Le uniche due sostanze rinvenute nelle analisi del sangue durante l’autopsia, furono i due componenti dell’Equagesic.
Il 15 ottobre 2005, Chow dichiarò che Lee morì per un’ipersensibilità al miorilassante contenuto nell’Equagesic, il meprobamato, ingrediente molto comune negli antidolorifici. Quando i dottori annunciarono ufficialmente la morte di Lee, fu dichiarato che la causa era una reazione allergica a uno o entrambi i componenti dell’Equagesic. Il verdetto finale ne confutò la «morte accidentale». Le cause della morte di Lee sono tuttavia ancora oggi oggetto di discussione.
L’opinione preliminare di Peter Wu, il neurochirurgo che salvò la vita di Lee durante il primo attacco, fu che la causa della morte dovesse essere attribuita a una reazione alla cannabis della quale furono trovate tracce nello stomaco o all’Equagesic. Comunque, in seguito Wu ritrattò questa posizione.
L’incertezza che i medici ebbero inizialmente nel determinare le cause della morte contribuì a creare numerose leggende. Ad esempio si disse che era stato avvelenato da una sua amante, pagata da una casa di produzione rivale, oppure che era stato ucciso dalla mafia cinese. Ma la storia che ebbe probabilmente più successo – anche perché più in linea con il personaggio – era quella secondo cui Lee era morto dopo essersi scontrato con un maestro di una scuola rivale. Secondo questo racconto piuttosto fantastico, Lee perse lo scontro perché subì una mossa segreta, un particolare tipo di pressione sui suoi organi vitali, che gli causò la morte dieci giorni dopo aver subito il colpo.
Bruce Lee giace nel lotto 276 del Lake View Cemetery accanto al figlio Brandon Lee (morto anche lui per cause misteriose durante le riprese del film The Crow – Il Corvo) . A portare la bara nella cerimonia tenuta a Seattle furono Steve McQueen, James Coburn, Chuck Norris, Dan Inosanto, Taky Kimura, Peter Chin, e il fratello Robert.
Produzioni Postume
Due anni dopo la morte di Lee, il regista Lin Ping dirige “Good Bye Bruce Lee” (Yung chun ta hsiung, 1975) utilizzando il più somigliante dei suoi sosia, Ho Chung Tao (nome d’arte: “Bruce Li”). La storia riprende le idee che Lee aveva per il suo “Game of Death“, rimaneggiandole e privandole dell’aspetto filosofico. È solo una delle decine di film speculanti su Lee ed interpretati da una pletora di sosia, tra Hong-Kong e Taiwan. Nel 1977 la casa cinematografica che possiede i diritti del materiale girato di “Game of Death” affida al regista Robert Clouse, lo stesso di “I tre dell’Operazione Drago” il materiale girato dall’attore prima della morte per rimaneggiarlo e farne un film. Esce così nel 1978 “L’ultimo combattimento di Chen“ (Game of Death/Xi wang youxi). Le scene di arti marziali aggiunte sono coreografate dall’allora esordiente Sammo Hung e, tra gli attori, il Maestro Dan Inosanto e il campione di pallacanestro Kareem Abdul-Jabbar.
Oltre ai film di montaggio e quelli con sosia esistono anche produzioni totalmente estranee a Bruce Lee ma in cui le distribuzioni internazionali hanno forzatamente inserito il suo nome a scopo di sfruttarne la fama, ad esempio “Il braccio violento del Thay-Pan“. Nel 2000, il regista e scrittore John Little decide di rimasterizzare il materiale girato da Lee prima della sua morte e di montarlo seguendo le indicazioni che lo stesso Lee aveva lasciato. A corredo, inserisce interviste inedite e filmati di repertorio. Il risultato è il film-documentario Bruce Lee: “La leggenda“ (Bruce Lee: A Warrior’s Journey).
Film e libri biografici
L’enorme clamore provocato dalla morte improvvisa dell’attore ha creato numerosi film-biografia, ognuno dei quali racconta una propria versione riguardo alla morte di Lee. Nel 1975 viene proiettato il film agiografico “Io… Bruce Lee“ (Lei Siu Lung jyu ngo) tramite cui si sostiene la maldicenza secondo cui Betty Ting Pei, nella cui casa Lee morì tre anni prima, fosse l’amante del noto attore. In realtà non vi è nessuna prova dell’esistenza di una relazione fra i due attori. La parte di Lee è interpretata da Danny Lee, alias Li Hsiu-Sien, in seguito star dei police-thriller anni ottanta-novanta. Nel ruolo del barman che difende Betty da una banda di fan di Lee che l’accusa di essere la colpevole della sua morte, appare l’attore Jimmy Nam (Nan Kung Hsiu), noto ai patiti per i suoi ruoli di villain in pellicole cult del filone quali Cinque dita di violenza e I fantastici piccoli supermen.
Nel 1978 esce “Bruce Lee Supercampione” (Li Hsiao Lung chuan chi) di Ng See Yuen, con Ho Chung Tao nel ruolo di Lee. È il più prolifico sosia dell’attore, un ginnasta e stuntman taiwanese in realtà molto più giovane del vero Lee che, col nome fittizio di Bruce Li girerà numerose pellicole di qualità inferiore.
Nel 1993 esce Dragon – “La storia di Bruce Lee“, trasposizione cinematografica del romanzo della moglie di Lee, Linda, del 1989, che racconta la storia del marito aggiungendo il punto di vista soggettivo.
A partire dagli anni ottanta e novanta, una vasta quantità di libri e narrativa su Bruce Lee ha contribuito a rinverdirne il mito. Da John Little negli Stati Uniti, a Lorenzo De Luca, autore dei primi libri in lingua italiana su Lee e sul cinema di arti marziali, i quali hanno contribuito a divulgare in Italia anche gli allora poco conosciuti Jackie Chan, Sammo Hung e Lau Kar Leung, che De Luca ha personalmente intervistato, presso le nuove generazioni.
“La leggenda di Bruce Lee“ è una serie televisiva cinese di 30 episodi da 47 minuti l’uno trasmessa sul canale Rai 4 a partire dal 4 aprile 2009. Si tratta della biografia televisiva di Bruce Lee, trasmessa dalla televisione di Stato cinese (CCTV) in occasione delle Olimpiadi del 2008. Danny Chan Kwok-kwan, già interprete di film come Shaolin Soccer e Kung Fusion, veste nel telefilm i panni di Lee.
Recentemente il mistero che avvolge le morti di Bruce e Brandon Lee è stato oggetto di una puntata di Voyager su Rai 2, con ospite l’autore Lorenzo De Luca (che incontrò Brandon pochi mesi prima del tragico incidente).
La morte di Bruce e Brandon Lee – Voyager 10-05-2010 – parte 1
La morte di Bruce e Brandon Lee – Voyager 10-05-2010 – parte 2
La morte di Bruce e Brandon Lee – Voyager 10-05-2010 – parte 3
Filmografia completa di Bruce Lee
- Golden Gate Girl, regia di Kwan Man Ching (1941, infantile non accreditato)
- The Birth of Mankind, regia di Yue Leong (1946)
- Fu gui fu yun, (1948)
- Meng li xi shi, regia di Aimin Jiang (1949)
- Xi lu xiang, regia di Feng Feng (1950)
- Ren zhi cue, regia di Kim Chun (1951)
- Fu zhi guo, (1953)
- ‘Qian wan ren jia, (1953)
- Ku hai ming deng, regia di Kim Chun (1953)
- Ci mu lei, regia di Kim Chun (1953)
- Wei lou chun xiao, regia di Tie Li (1953)
- Gu xing xue lei, regia di Ji Zhu (1955)
- Ai xia ji, regia di Kim Chun (1955)
- Gu er xing, (1955)
- Er nu zhai, regia di Kim Chun (1955)
- Zhia dian na fu, regia di Kim Chun (1955)
- Zao zhi dang cu wo bu jia, regia di Wai-kwong Chiang (1956)
- Lei yu, regia di Wui Ng (1957)
- Ren hai gu hong, regia di Sun’fung Lee (1960)
- L’investigatore Marlowe (Marlowe), regia di Paul Bogart (1969)
- The Silence Flute, sceneggiatura del (1971)
- Il furore della Cina colpisce ancora (Tang shan da xiong), regia di Wei Lo (1971)
- Dalla Cina con furore (Jing wu men), regia di Wei Lo (1972)
- L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente (Meng long guo jiang), regia di Bruce Lee (1972)
- I 3 dell’operazione Drago (Enter the Dragon), regia di Robert Clouse (1973)
Curiosità
Viene considerato tutt’oggi come il padre nonché fondatore delle arti marziali miste. (Anche se questa opinione non è condivisa da molti)
Ha costituito una nuova arte marziale chiamata Jeet Kune Do che ha origini nel Wing Chun, nella scherma e nel pugilato occidentale.
Il film “l’Urlo di Chen terrorizza anche l’occidente” probabilmente sarebbe dovuto uscire nelle sale italiane alla fine del 1973, infatti la prima edizione originale dell’omonimo manifesto cinematografico riporta l’anno di edizione 1973 mentre invece l’uscita del film avvenne nei primi giorni del gennaio 1974.
È stato preso come spunto per diversi personaggi di videogiochi di combattimento, come Marshall Law (e suo figlio Forest) nella serie Tekken della casa di produzione Namco, Fei Long nella serie Street Fighter di Capcom e Liu Kang nella serie Mortal Kombat della NetherRealm Studios.