La morte di Luigi Tenco, un mistero mai risolto

Ancora oggi il mistero della morte di Luigi Tenco è vivo nel mondo della musica. Molti i dubbi su quanto accadde quella notte, suicidio o omicidio? Ecco come andarono i fatti.

E’ il 27 gennaio 1967, il cantautore genovese Luigi Tenco canta “Ciao amore ciao” nella diciassettesima edizione del Festival di Sanremo, alcune ore dopo verrà ritrovato morto, ucciso da un colpo di pistola alla testa nella stanza n.219 dell’Hotel Savoy.

Indice

Chi era Luigi Tenco?

Luigi Tenco

Famoso cantautore degli anni ’60, Luigi Tenco nasce il 21 marzo del 1938 a Cassine, in provincia di Alessandria. Dopo la guerra si trasferisce con la famiglia a Genova, dove comincia a frequentare l’ambiente musicale mostrando un’inclinazione per la musica jazz e frequentando artisti come Fabrizio De André, Bruno Lauzi, i fratelli Reverberi e Gino Paoli.

Nel 1957 diventa musicista professionista e nel 1959 firma un contratto con la Ricordi pubblicando i suoi primi 45 giri sotto diversi pseudonimi: Gigi Mai, Gordon Cliff, Dick Ventuno. Il successo arriva con “Mi sono innamorato di te” seguito poi dall’album omonimo Luigi Tenco.

Nel 1962 partecipa come protagonista al film “La cuccagna” di Luciano Salce, dove interpreta un giovane cantautore introverso che contesta la società borghese e medita il suicidio su una spiaggia usata per il tiro al bersaglio. Nella colonna sonora del film, Tenco interpreta con intensità due brani scritti da Ennio Morricone, “Quello che Conta” e “Tra la Gente“, e uno composto dal suo amico Fabrizio De André, “La ballata dell’eroe.

Nel 1963 abbandona la Ricordi, più volte da lui criticata, per passare alla Jolly pubblicando brani come “Ho capito che ti amo“, “Se potessi amore mio“, “Quasi sera“, inseriti nel secondo album ancora a suo nome.

Luigi Tenco e Dalila

Nel 1966 passa alla RCA e si trasferisce a Roma per incidere “Un giorno dopo l’altro“, sigla televisiva di “Il commissario Maigret”, “Lontano Lontano“, Uno di questi giorni ti sposeròE se ci dirannoOgnuno è libero. A Roma conosce e si innamora della cantante italo-francese Dalila, nome d’arte di Jolanda Gigliotti, con la quale instaura una relazione considerata da molti una trovata pubblicitaria della casa discografica.

La partecipazione al Festival di Sanremo

Nel 1967 decide di partecipare con Dalila al Festival di Sanremo con il brano “Ciao amore ciao” cantata con la sua partner, come si usava in quei tempi, separatamente. Il brano proposto doveva avere un altro testo e un altro titolo, “Li vidi tornare“, ma successivamente Luigi Tenco decise di modificare il titolo e le parole originali che parlavano di soldati in partenza durante il Risorgimento per la guerra. Tenco, secondo diverse testimonianze, non apprezzava molto “Ciao Amore ciao” e non sembrava nemmeno interessato al Festival. In tutto questo Dalila avrebbe giocato un ruolo fondamentale convincendo Tenco alla partecipazione, anche perché quelli della RCA avrebbero cercato più volte, ma inutilmente, di far desistere il cantautore italiano.

Luigi Tenco canta "Ciao Amore ciao" al Festival di Sanremo del 1967

Il brano, purtroppo, non viene apprezzato dal pubblico e non viene ammesso alla serata finale, classificandosi al dodicesimo posto. Fallito anche il ripescaggio per favorire, invece, “La rivoluzione di Gianni Pettenati. Tenco è visibilmente provato e giunto al ristorante Nostromo con Dalila, il suo produttore Dossena e altri amici, decide prima di entrare di tornare in Hotel.

Il ritrovamento del corpo

La stanza di Luigi Tenco è la più lontana dalla hall, in quanto ultima stanza dell’edificio. Entrando è possibile notare sulla sinistra un mobile a cassettoni, uno specchio, due sedie, una scrivania e un letto. Alla destra del letto la porta del bagno.

Stanza n.219 Hotel Savoy - Sanremo

Tenco, deluso e amareggiato, chiama senza successo il produttore Melis, colui che lo aveva più volte sconsigliato di partecipare al Festival, e subito dopo Valeria, la ragazza romana con la quale aveva avuto una storia importante e che stava per dargli un figlio, perso poi dopo essere stata investita da un’auto. Tenco le dice di aver litigato con Dalila e le confida, oltre al fatto che la ama ancora e che la vuole rivedere presto, di essere un idiota in quanto si era prestato al gioco di Dalila permettendole di costruire una coppia falsa solo per vincere il Festival di Sanremo. Dalila è in realtà una donna nevrotica e viziata che rifiuta l’idea di una sconfitta professionale. Le conferma inoltre che dietro la sua esclusione esiste una combine e che il giorno dopo avrebbe detto tutto in conferenza stampa. Riaggancia senza menzionare l’annuncio dato, il giorno prima, ai produttori discografici da lui e Dalila, del loro imminente matrimonio.

La prima a rinvenire il corpo senza vita di Luigi Tenco, tra le 2.00 e le 2.10, è Dalila. La cantante va da Tenco per vedere come sta, la porta è accostata e le chiavi sono nella toppa esterna. Dalila bussa, entra e trova la luce accesa e Luigi Tenco senza vita, sdraiato a terra, vestito con un abito scuro e una camicia bianca aperta ed un foro di proiettile in testa. La donna urla, i primi ad accorrere sono l’amico Lucio Dalla e i produttori Dossena e Simone. Dalila stringe in un abbraccio il cadavere di Tenco e urla “Assassini, assassini“.

La lettera di addio di Luigi Tenco

Pochi minuti dopo si sparge la voce della morte del cantautore e sul posto, oltre alla gran folla, arriva anche il commissario Arrigo Molinari a cui Dalila consegna la lettera scritta a mano da Tenco e ritrovata sul tavolino della stanza, contenente il seguente messaggio:Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi“.

Poco dopo arriva sul posto, esattamente alle ore 2.45, il dottor Borelli, che ne constata il decesso e presume che la morte risalga a quindici-venti minuti prima al massimo, cioè non prima delle 2.25. Borelli nota una larga chiazza sanguigna e materia cerebrale al lato destro del capo e un foro d’entrata di proiettile d’arma da fuoco alla regione temporale destra. L’arma, una Beretta calibro 22, viene ritrovata in mezzo alle gambe divaricate. La posizione del corpo e la ferita d’arma da fuoco spingono il dottore a confermare la sua tesi: suicidio.

Subito dopo il corpo viene portato all’obitorio di Valle Armea, ma il commissario Arrigo Molinari (anni dopo finirà nelle liste della loggia massonistica P2) nota che nella stanza non sono stati fatti i rilievi fotografici e ordina di riportarlo nel luogo del ritrovamento.

Luigi tenco morto nella sua stanza

Tenco viene rimesso sul pavimento, per essere fotografato, ma in una posizione diversa rispetto all’originale: i piedi sono sotto al comò e la pistola che inizialmente era in mezzo alle gambe ora è sotto al sedere.

Il mistero sulla morte e gli elementi emersi dalla riesumazione del cadavere nel 2006

Luigi Tenco aveva acquistato una pistola l’anno prima del Festival di Sanremo per difesa personale e al suo arrivo a Sanremo aveva telefonato alla RCA, a Roma, perché qualcuno gli portasse la sua auto: nel cassetto della macchina c’era una pistola. Come mai aveva necessità di avere con sé la macchina? O forse quello che realmente voleva era la pistola?

Quando arriva il momento dell’esibizione al Festival è pallido, stravolto e ha gli occhi febbrili e sbarrati; il suo comportamento lascia intendere che potrebbe aver preso qualcosa oppure è impaurito da qualcuno. Prima di salire sul palco, in preda al panico, si rivolge al presentatore Mike Bongiorno e farfuglia “Questa è l’ultima canzone che canto“.

La camera 291 e la pistola beretta

La porta della camera 291 è accostata e non chiusa e la chiave è ancora infilata nella toppa esterna. Molto strano per un cantante che poco prima aveva mandato al diavolo delle ammiratrici che volevano un suo autografo e che, effettivamente, era molto schivo sia verso il pubblico che verso i media.

Luigi Tenco è stato ucciso con un colpo di pistola, una beretta calibro 22, ma secondo diverse fonti fu ritrovata anche un’altra arma nella stanza, una Walter Ppk 7.5 (quella che aveva in dotazione). Il cantautore si sarebbe sparato in testa, ma nessuno avrebbe sentito nulla, anche se le persone della camera accanto erano sveglie, e il proiettile non sarebbe mai stato ritrovato; inoltre sul suo volto ci sono delle ferite lacero contuse e un ematoma che fanno pensare a colpi inferti da terze persone, come anche la ferita presente dietro la testa, in contrasto con il referto ufficiale della polizia di quegli anni.

Il ritrovamento del cantautore senza vita e i tanti dubbi

Non è ben chiaro se il cantautore, al momento del ritrovamento, aveva ancora in mano la pistola: Dalila sostenne che quando entrò nella stanza non vide nessuna pistola, inoltre su affermazioni rilasciate da Valentino Tenco, il fratello del cantautore, la pistola, inviatagli successivamente per posta dalle forze dell’ordine, era completamente pulita e quindi secondo lui mai utilizzata.

Il foro presente sulla tempia sinistra evidenzia un fatto inquietante: Tenco non era mancino e, per uno che impugna la pistola con la destra, spararsi alla tempia sinistra significa fare una manovra un po’ ardita e non facile.

Sulle mani di Luigi Tenco non sono state trovate particelle trimelliche in seguito allo Stub effettuato, decretando che quindi non fu Tenco a premere il grilletto.

L’ora della morte e la posizione del corpo ancora oggi sono un mistero: per il dottor Borelli, Tenco sarebbe morto poco prima delle 2.25 e la posizione del corpo prima di essere spostato viene descritta dai testimoni in maniera diversa.

La camicia, poi, prima di essere portato all’obitorio, presenta una macchia di sangue, mentre quando viene riportato nella stanza dell’albergo Savoy è bianca e pulita. Come mai è stata cambiata?

Il corpo di Luigi Tenco è sporco di sabbia in diversi punti: sul viso e sui pantaloni. Sabbia sarebbe stata ritrovata anche nella sua auto. Cosa alquanto strana per una serata passata prima al Festival e poi al ristorante.

La lettera di addio

La parola Sellezione nella lettera di Addio di Tenco

La lettera di addio in realtà denunciava il “gioco” delle scommesse clandestine e non la voglia di uccidersi, e il suo annuncio del ritiro dalle scene musicali era un atto di protesta. Il foglio utilizzato, poi, presenta delle sovrapposizioni: i due calchi di parole evidenziati sono gioco e già. Il primo è compatibile con la volontà, come già detto, di denunciare le scommesse clandestine del Festival, confidata 20 minuti prima a Valeria. La lettera presenta pagine mancanti e fu continuata da “terzi” con evidenti errori di ortografia come “selleziona” e la presenza di una firma falsa. Questa lettera non è stata mai menzionata nel referto e venne consegnata successivamente fuori dalla stanza n.219. La perizia grafologica eseguita nel 1990 attribuirà la calligrafia a Luigi Tenco.

La firma di Luigi nel biglietto di addio
La sera prima Luigi Tenco aveva vinto al casinò 6 milioni di lire. Nella sua stanza c’era soltanto un assegno da 100 mila lire di un collaboratore. Che fine hanno fatto quei soldi?

La procura generale di Sanremo nel 1967 conferma la tesi del suicidio e chiude il caso. Il 15 febbraio 2006 la procura di Sanremo conferma, dopo la riesumazione della salma per nuovi esami, l’ipotesi del suicidio chiudendo definitivamente il caso.

Conclusioni

In conclusione Luigi Tenco, secondo il Web, sarebbe stato ucciso dalla SIFAR (servizio segreto militare italiano) o dal P2 o addirittura dal clan dei Marsigliesi (l’ex marito di Dalila era un affiliato) in quanto persona scomoda e sovversiva. Ucciso in spiaggia e riportato in Hotel nella sua stanza n.219, sarebbe poi stato immediatamente portato all’obitorio e ritrasportato in camera per togliere dai suoi indumenti le evidenti tracce di sabbia.

Insomma un caso ancora oggi avvolto nel mistero, le cui tante domande senza risposta rendono la vicenda della morte di Luigi Tenco un fatto ancora poco chiaro e con tanti, troppi, punti chiave da svelare.

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Fabrizio Cannatelli

Autore e Founder di Informarea, sono un appassionato di informatica e tecnologia da sempre. La voglia di comunicare e di condividere sul Web le mie curiosità e le mie conoscenze, mi ha spinto a lanciarmi nel progetto di questo sito. Nato un po' per gioco e un po' per passione, oggi è diventato una grande realtà.

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