La Febbre del Sabato Sera (Saturday Night Fever)
La febbre del sabato sera (Saturday Night Fever) è un film musicale del 1977 diretto dal regista John Badham, con John Travolta e Karen Lynn Gorney. Si sono avute versioni del film in teatro a Londra, Sydney e Broadway.
La Febbre del Sabato Sera: il film con John Travolta
Il film è tratto da una pseudo inchiesta giornalistica di un quotidiano newyorkese sulla vita notturna delle comunità povere metropolitane, contrapponendosi alla vita mondana delle classi agiate di Manhattan, le serate fastose negli storici templi della disco music come lo Studio 54.
La trama tratta comunque tematiche serie, affrontando problemi giovanili tuttora attuali, come l’emigrazione, l’uso di stupefacenti nelle discoteche, il razzismo – che non risparmia i protagonisti italo-americani, marchiati con gli annosi luoghi comuni di accidia e sciatteria – e la violenza tra bande.
La febbre del sabato sera è il film che più rappresenta lo spirito che aleggiava negli Stati Uniti negli anni settanta, la parabola della disco music con gli storici locali più o meno alla moda, e qui è raccontata la vita della generazione protagonista dal punto di vista di Tony Manero (John Travolta), un ragazzo di origini italiane che vive in un sobborgo di New York.
La pellicola ebbe svariate traversie prima della sua uscita, come si confà a tutti i cult. Al povero Travolta morì la compagna, e prima delle riprese ci fu un cambio di regia: al posto di John G. Avildsen, il regista premio Oscar di “Rocky”, fu piazzato John Badham. Nonostante tale cambio si avverte nella storia di Tony Manero, commesso di giorno / re della pista da ballo di notte, qualche analogia con quella dello stallone italiano. Entrambi sono prodotti di una periferia senza speranza, ed entrambi non se ne lagnano eccessivamente, basta che abbiano un posto dove sentirsi qualcuno (la pista da una parte ed il ring dall’altra).
Manero è però una personalità più sfumata: ci se ne innamora per il simpatico look e l’abilità nel ballo, ma è tutt’altro che un esempio da seguire con il suo latente egoismo. Un contrasto che si materializza poi anche nella messa in scena: difatti alle gradevoli sequenze di ballo si succedono vicissitudini tutt’altro che patinate (stupri, droga, scazzottate senza senso), che danno così un ritratto piuttosto schietto di un’epoca non fatta solo delle godibili canzoni dei Bee Gees o dei pantaloni a zampa d’elefante.
Immaturo, superficiale, impulsivo, balordo, sessista e razzista, la voglia di vivere di Tony si manifesta soprattutto nello sfoggiare il suo talento, il ballo in discoteca, dove non conosce rivali e si guadagna l’ammirazione dalle donne ed il rispetto dai coetanei.
Nella scuola di ballo che egli frequenta conosce Stephanie Mangano, anch’ella italo americana ma istruita, matura, inquadrata e volitiva, vive a Manhattan e si barcamena come giornalista. Nonostante le differenze, i due si avvicinano e iniziano una frequentazione più o meno regolare per partecipare ad un concorso di danza indetto dalla discoteca che egli frequenta. Tra mille traversie e difficoltà, Stephanie e Tony si esibiranno nella memorabile scena sulle note More than a woman dei Bee Gees, lui completo bianco con pantaloni “a zampa di elefante” e camicia scura e grazie alle simpatie del pubblico, strapperanno la vittoria ad una più meritevole coppia portoricana. Tony rifiuta il premio. Avendo capito che il suo fine è il cuore di Stephanie, glielo dimostra in un modo brutale ma lei, di più dura tempra, lo riporta all’ordine. Tony e gli amici, oramai ebbri, promuovono l’ennesima bravata sul Ponte da Verrazzano, facendo acrobazie tra i cavi ed i piloni, ma a farne le spese è il giovanissimo Bobby C., apparentemente il più equilibrato ma emarginato per le sue origini portoricane, per il suo benessere economico e perché, nell’indifferenza generale, deve presto sposare la sua ragazza incinta.
La tragedia porta il protagonista a rivedere il suo atteggiamento superficiale con la vita, abbandonando la combriccola e recandosi in metropolitana a Manhattan per scusarsi con Stephanie. Il finale resta aperto agli scenari preferiti dagli spettatori.
Sono consegnate alla storia del cinema le sequenze di ballo, arricchite dai successi degli anni settanta, tra cui spiccano le canzoni originali dei Bee Gees, che con la pellicola ritrovano una nuova stagione di gloria.
Le riprese in discoteca furono effettuate in un vero club di New York, il 2001 Odyssey, tra luglio e agosto 1977.
Il titolo racconta la voglia di vivere e di evadere di una generazione americana segnata da un pessimismo che fa seguito agli eventi socio politici degli anni ‘Settanta: crisi economica, disavventura vietnamita, fine della corsa allo spazio e dei movimenti studenteschi.
Nel 2010 il film è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Dai un’occhiata anche a: Che fine hanno fatto gli attori del film La Febbre del Sabato Sera
Ecco a voi alcune scene di ballo memorabili:
L’assolo di John Travolta (You should be dancing dei Bee Gees):