Johan Cruijff e il Calcio Totale dell’Olanda

Fino all’avvento di Diego Armando Maradona era considerato, in alternativa ad Alfredo Di Stefano, l’unico possibile rivale del grande Pelè; fisico asciutto, longilineo, tecnica sopraffina, senso del goal: queste le caratteristiche principali di uno dei talenti più puri che siano mai stati espressi nel continente europeo.

Olandese di nascita ma “catalano” d’adozione, il suo nome è scolpito a lettere cubitali negli annali del mondo del calcio, attraversato come giocatore prima e tecnico di successo dopo: Johan Cruijff, il “profeta del calcio totale”, quell’espressione di intercambiabilità dei ruoli, di fisicità ed atletismo abbinate alla tecnica che fu il fondamento della grande Olanda degli anni 70’; una nazionale che assurse al mito pur senza conquistare alcun titolo ma che dava il senso, il respiro, l’idea, di un moto “rivoluzionario”; un gruppo composto da capelloni e “ribelli” che sfidavano il mondo senza andare in ritiro, con mogli e fidanzate al seguito, mostrando il gioco senza dubbio più avvincente, spettacolare ed innovativo dell’epoca. 

Parole come forcing, pressing e fuorigioco assunsero un’importanza mai avuta prima, divenendo parte integrante di un lessico calcistico che ne è tuttora permeato.

Indice

Johan Cruijff e il Calcio Totale dell’Olanda

Johan Cruijiff
Il primo a provare questo sistema di gioco fu Jack Reynolds, allenatore dell’Ajax dal 1915 al 1925 e dal 1945 al 1947 ma venne portato al successo ed alla fama mondiale da Rinus Michels, che di Reynolds fu allievo da calciatore, allorquando prese in mano le redini tecniche dell’Ajax nel 1965 per poi trasportare il suo “verbo” in Spagna, al Barcellona, a partire dal 1971.

Johan Cruijff fu il prototipo del calciatore universale vagheggiato da Michels e benché venisse schierato come centravanti, si muoveva in ogni gara a tutto campo a seconda dello sviluppo delle singole azioni, cercando sempre la posizione dove avrebbe potuto essere più pericoloso, orientando di fatto i suoi compagni che adattandosi ai suoi spostamenti, si scambiavano di posizione sullo scacchiere verde.

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I Mondiali del 1974 in Germania

Michels e Cruijiff

Arrivato alla nazionale olandese dopo aver conquistato lo scudetto col Barça, Michels guidò gli orange ai Mondiali del 1974 in Germania e nonostante i due blocchi (formati da calciatori di Ajax e Feyenoord) andassero tutto fuor che d’accordo, ottenne uno storico secondo posto eliminando in rapida successione formazioni più accreditate come l’Argentina (4-0), la Germania Est (2-0) ed il Brasile (2-0), perdendo solo dai padroni di casa guidati da un altro fuoriclasse, Beckenbauer, e dotati di una bocca da fuoco inarrivabile come Gerd Muller. Curiosità assoluta il fatto che il tecnico decise di portare in nazionale, affidandogli addirittura la maglia da titolare, il portiere trentaquattrenne Jan Jongbloed, che non era neppure un calciatore professionista!

Questa sconfitta, abbinata a quella patita quattro anni dopo in Argentina (sempre ad opera dei padroni di casa…) contribuì senza dubbio a formare nella mentalità collettiva, l’idea che il calcio totale fosse un bel gioco ma perdente; in realtà però, applicando tale sistema l’Ajax di Michels vinse 4 titoli nazionali e tre Coppe d’Olanda, e nei primi anni settanta il calcio olandese (anche il Feyenoord praticava lo stesso modulo) conquistò ben quattro Coppe dei Campioni consecutive! 

L’idea del Calcio Totale

Cruijiff e il calcio totale

Negli anni successivi Valeri Lobanovski, utilizzando uno schema simile, vinse con la Dinamo Kiev otto campionati sovietici, cinque campionati ucraini, sei coppe dell’URSS, tre coppe d’Ucraina, tre supercoppe dell’Unione Sovietica, due Coppe delle Coppe (1974-1975 e1985-1986) e una Supercoppa UEFA (1975); con la nazionale dell’Urss perse la finale degli Europei del 1988 proprio contro Michels, nel frattempo tornato sulla panchina olandese. 

In Italia dopo i tentativi di Corrado Viciani con la sua Ternana (del così detto “gioco corto”), di Vinicio al Napoli, di Tommaso Maestrelli con Lazio campione nel 74’ (simile all’Olanda dello stesso anno anche per le diatribe interne al gruppo), di Radice nel Torino Campione d’Italia nel 1976, il fenomeno del “calcio totale” fu portato avanti da G.B. Fabbri nel Lanerossi Vicenza, sublimato dalle reti di Paolo Rossi, e più avanti, nella seconda metà degli anni 80’, da Arrigo Sacchi con il suo Milanolandese”, sia pure in maniera riveduta e corretta.

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La riuscita del calcio totale si basava sull’adattabilità di ogni componente della squadra a ricoprire più ruoli e necessitava di una classe superiore alla media e vigore fisico straripante. Centrocampisti e attaccanti pressavano a tutto campo i portatori di palla avversari mentre i difensori difendevano a zona applicando sistematicamente la tattica del fuorigioco; nasceva anche il concetto di squadra “corta e compatta”. Rivoluzionaria la figura dei terzini che spesso divenivano vere e proprie ali, scendendo palla al piede fin sulla riga di fondo per poi crossare al centro o concludere direttamente a rete, coperti alle spalle dal “rinculare” dei centrocampisti o degli attaccanti stessi. Si sviluppa il concetto di “sovrapposizione senza palla”, necessario per creare spazi in fase di possesso, tuttora fondamentale nel gioco moderno. Perfino il portiere cominciò ad usare anche i piedi in quanto spesso costretto ad interventi da vero e proprio libero, specie in caso di errata applicazione del fuorigioco o mancata segnalazione dello stesso da parte delle terne arbitrali, alle prese con nuove e più complesse situazioni di gioco da interpretare velocemente.

Molti conservatori puntarono però il dito contro il calcio totale, indicando nella classe dei suoi interpreti e non nella filosofia del gioco, il suo reale successo. Tra questi spiccano Krol, Suurbier, Neskeens, Rep e Keizer, ma il migliore in assoluto fu senza dubbio Hendrik Johannes Cruijff.

Gli esordi di Cruijff

Il “papero d’oro” nacque nella periferia di Amsterdam il 25 aprile del 1947, ed entrò a far parte del settore giovanile dell’Ajax nel giorno del suo decimo compleanno; nonostante una certa gracilità fisica e diversi problemi familiari (il padre morì quando Johan aveva 12 anni), il giovane Cruijff realizzò 74 reti nel suo primo campionato ufficiale a livello giovanile ed a 14 anni vinse il suo primo campionato, nella categoria Allievi. A 16 venne promosso in prima squadra esordendo nella massima serie il 15 novembre1964 nella gara vinta in trasferta contro il Groningen per 3-1 . La settimana dopo insacca il suo primo pallone nel 5-0 interno contro il PSV.

Perfettamente ambidestro, potente ed elegantissimo, univa ad una raffinata tecnica individuale un’impressionante velocità che lo rendeva praticamente immarcabile anche grazie ad un dribbling secco di rara efficacia. Tatticamente molto duttile, di ottima tenuta atletica e dotato di estro e fantasia, Cruijff era in grado, nella stessa azione, di recuperare palla nella propria area di rigore per poi andare a concludere a rete in quella opposta. Pur non essendo un attaccante puro, Cruijff segnava con imbarazzante regolarità, arrivando a realizzare 33 gol in 30 partite nel torneo 1966-1967. 

La maglia numero 14 con l’Ajax

Cruijiff e l'Ajax

Nel 1970 iniziò ad indossare la famosa maglia numero 14: a seguito di un mero disguido infatti, cedette, prima di una gara, la maglia numero 9 a Muhren, che non trovava la sua, ripiegando sulla numero 14: l’Ajax vinse con facilità e da quel momento Cruijff non la tolse praticamente mai, divenendo un pioniere delle maglie personalizzate in ambito calcistico.

Nel 1971 la società olandese ottenne la prima vittoria della sua storia in Coppa dei Campioni, battendo in finale per 2-0 il Panathinaikos e Cruijff, autore di un assist decisivo, venne premiato con il suo primo Pallone d’oro.

L’anno dopo gli ajacidi conquistarono un fantastico tris (scudetto, Coppa dei Campioni ed Intercontinentale) e Cruijff fu il principale protagonista, realizzando una doppietta nella finale di Coppa Campioni contro l’Inter.

Ancora successi (campionato olandese, Coppa Campioni e Pallone d’Oro), nel 1973 (stavolta in finale è sconfitta la Juventus con rete di Rep), portano il palmares di Cruijff a sei campionati, tre Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa UEFA in 8 anni.

Gli anni del Papero con il Barcellona

Cruijiff al Barcellona

Nel frattempo, nell’estate del 1973, il Papero passa al Barcellona contro il parere della dirigenza olandese deciso a venderlo al Real Madrid; l’Ajax incassa tre milioni di fiorini olandesi, poco più di un miliardo di lire dell’epoca, e Cruijff firma un contratto da un miliardo e trecento milioni di lire: i Lloyd’s di Londra assicurarono le gambe di Cruijff per due miliardi e mezzo.

Al Barcellona torna a vestire la maglia numero 9 e ritrova come allenatore Rinus Michels. A causa di problemi legati alla definizione del contratto, Cruijff riesce a debuttare solo il 28 ottobre 1973, quando la squadra blaugrana, che non vince il campionato da 14 anni, è penultima in classifica ed è già stata eliminata al primo turno in Coppa Uefa.

All’esordio realizza subito una doppietta decisiva e da quel momento la squadra non si ferma più inanellando una serie fantastica di 10 vittorie consecutive, per un totale di 26 partite senza sconfitte.

Il 22 dicembre 1973 segna una rete con una rovesciata di tacco nella vittoria, per 2–1, contro l’Atletico Madrid, guadagnandosi il soprannome di “Olandese volante“.

Il 16 febbraio 1974 il Barcellona batte il Real Madrid al Santiago Bernabéu con un netto 5-0 ed al termine della stagione si laurea Campione di Spagna. Cruijff chiude con 16 reti all’attivo (record personale nella Liga). 

Al mondiale tedesco, come sappiamo, Cruijff fu ancora un grandissimo protagonista con la sua “Arancia Meccanica”, tanto da assicurarsi il terzo Pallone d’Oro in quattro stagioni e chiudendo l’annata con uno score di 32 reti in 52 partite complessive.

Gli anni calcistici negli States

Cruijiff e il Pallone d'Oro

Nella stagione 1974-1975 il Barcellona passa nelle mani di Hennes Weisweiler che entra in rotta di collisione con il “Papero”, messo alla stregua di tutti gli altri calciatori della rosa blaugrana. Nonostante il ritorno di Michels la squadra arriva soltanto terza e Cruijff, esacerbato anche dalla sconfitta nelle elezioni presidenziali del club da parte di Montal (artefice del suo acquisto), annuncia il ritiro dalle scene calcistiche a soli 31 anni.

Il suocero, nonché suo manager, lo convince a non abbandonare l’attività e lo porta negli States del nascente movimento calcistico NASL; dopo due amichevoli con i Cosmos di New York opta per i Los Angeles Aztecs siglando un contratto da 3 miliardi e mezzo di lire oltre ad una percentuale sugli incassi per due anni.

Gli ultimi anni calcistici in Olanda

Cruijiff in America

L’anno dopo però passa ai Washington Diplomats per poi fare ritorno in Spagna con il Levante, in seconda divisione. Ormai sembra agli sgoccioli della carriera e tenta anche la carta italiana disputando uno spezzone di partita con il Milan, neopromosso in serie A, nel Mundialito per club del giugno 1981. Il suo passaggio in rossonero però non si concretizza e Cruijff torna al vecchio amore, indossando nuovamente la maglia dell’Ajax il 6 dicembre dello stesso anno.

In una squadra che vede crescere alla sua ombra giovani del calibro di Frank Rijkaard e Marco van Basten (che per certi versi gli somiglia), disputa altre due stagioni vincendo due campionati e una coppa.

In totale con i lancieri disputa 275 partite di campionato con 205 reti prima di passare al Feyenoord, dove incrocia l’altro emergente Ruud Gullit nell’estate del 1983. Giocando da libero, vince il suo nono campionato e la sua sesta Coppa d’Olanda. Fra Nazionale olandese e squadre di club ha realizzato da professionista 402 gol in 716 partite ufficiali di cui 33 gol in 48 presenze con la nazionale arancione.

Cruijff e la Nazionale

A 19 anni esordisce in Nazionale nella gara contro l’Ungheria, terminata 2-2, segnando subito una rete.
Alla seconda presenza in maglia orange viene accusato di colpire l’arbitro con un pugno e rimedia una squalifica di un anno poi ridotta a sei mesi.
Il suo rapporto con la Nazionale è comunque complicato da rapporti non idilliaci con altri importanti giocatori (su tutti Piet Keizer) che mal sopportano la sua fortissima personalità. Nel 1971 diviene capitano della selezione.
Detto della felice esperienza (finale a parte) del 1974 in Germania, non si può dire altrettanto in merito agli Europei del 76 in Jugoslavia, ai quali la rappresentativa olandese arriva con i favori del pronostico.

Cruijff e l'Olanda del calcio totale

Il terzo posto conclusivo, sul quale influisce in misura considerevole la lite tra Cruijff e Van Hanegem, è una delusione assoluta.
Due anni dopo, appena ottenuta la qualificazione ai Mondiali argentini, Cruijff lascia la nazionale. Sulla sua decisione, ma si saprà soltanto dopo molti anni, pesò il sequestro subito in casa, a Barcellona, a danni suoi e della sua famiglia, oltre alla volontà di manifestare la sua protesta nei confronti del governo militare argentino.

Cruijiff Allenatore e Dirigente

Il 6 giugno 1985, pur non possedendo il patentino da tecnico, viene chiamato sulla panchina dell’Ajax per sostituire Leo Beenhakker; con i lancieri vince due Coppe d’Olanda consecutive, nel 1986 e nel 1987, e la Coppa delle Coppe, conquistata ad Atene il 13 maggio 1987 contro i tedeschi del Lokomotiv Lipsia per 1-0 con gol di Van Basten, riportando l’Ajax ad un successo europeo dopo 14 anni.

Il 4 gennaio 1988 lascia l’incarico e pochi mesi dopo si accasa al Barcellona, ripetendo lo stesso percorso fatto da calciatore. Cruijff ottiene carta bianca dalla società blaugrana e decide di vendere il tedesco Bernd Schuster, considerato da molti il miglior giocatore della rosa; in otto anni arrivano o si affermano a Barcellona, sotto la sua guida, numerosi talenti tra i quali Miquel Soler, José Mari Bakero, Txiki Begiristain, Jon Andoni Goikoetxea,Julio Salinas, Luis María López Rekarte, Josep Guardiola, Guillermo Amor, Ronald Koeman, Michael Laudrup e Hristo Stoičkov che nel 1994 vince il Pallone d’Oro.

Cruijff Allenatore

Con la sua gestione i catalani ottengono risultati mai raggiunti nel corso della loro storia, vincendo per quattro volte consecutive la Liga Spagnola, una Coppa del Re nel 1990, una Coppa delle Coppe e arrivando alla conquista della loro prima Coppa dei Campioni, battendo per 1-0 la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini allo Stadio Wembley di Londra con gol di Koeman dopo 112 minuti di gioco.

Nel 1994 invece perdono la finale ad Atene contro il Milan di Capello con un secco 4-0.

Cruijff lascia il club il 18 maggio del 1996 ed annuncia il suo ritiro dagli scenari internazionali del calcio a causa dei ripetuti infarti patiti nel corso degli anni novanta.

Il 2 novembre 2009 tuttavia torna ad allenare, dopo quattordici anni di assenza, come CT della neonata selezione catalana; all’esordio, il 22 dicembre del 2009, al Camp Nou di Barcellona, la Catalogna batte in amichevole l’Argentina di Maradona per 4-2. Il 2 gennaio 2013 dopo il pareggio per 1-1 con la Nigeria si dimette e conclude definitivamente la sua carriera da tecnico.

Il 26 marzo 2010 , nel frattempo, il Barcellona lo nomina presidente onorario del club, ma a luglio dello stesso anno decade dalla carica in seguito all’arrivo del nuovo presidente Sandro Rosell; l’11 febbraio 2011 torna ancora all’Ajax, stavolta nelle vesti di dirigente. In seguito a forti contrasti con la presidenza, dovuti all’ingaggio di nuovi dirigenti e tecnici a sua insaputa, Cruijff viene invitato a lasciare il club che abbandona il 28 novembre del 2011.

Il 15 febbraio 2012 viene presentato come nuovo direttore generale dei Chivas, squadra del campionato di calcio messicano ma la sua permanenza non lascia tracce evidenti e termina il 2 dicembre dello stesso anno.

Muore per un tumore polmonare il 24 marzo 2016 a Barcellona, all’età di 68 anni.

Curiosità

L’8 luglio 1974 Cruijff viene investito del titolo di Cavaliere della Casa d’Orange e diviene membro onorario della Reale Federazione Calcistica dei Paesi Bassi.

Nel 2004, è stato eletto come sesto olandese più grande della storia.

In occasione del suo sessantesimo compleanno, l’Ajax ha ritirato la maglia numero 14. Tale numero gli fu consentito anche nella Nazionale olandese, ma non nel Barcellona, perché la Federazione spagnola, gli negò la deroga. Cruijff scelse il numero 9, ma sotto la prima maglia ne indossava un’altra con il numero 14.

Cruijiff e la maglia numero 14

Curiosamente, durante il campionato mondiale di calcio 1974, Cruijff, “uomo immagine” della Puma, scese in campo vestendo una versione particolare della divisa sponsorizzata Adidas, partner ufficiale della Nazionale olandese: la maglia presentava due sole strisce sulle maniche, rispetto alle classiche tre della casa tedesca.

È stato eletto secondo miglior calciatore del XX secolo dietro Pelè nella classifica stilata dall’IFFHS.

Un planetoide (il numero 14282) è stato ribattezzato Cruijff in suo onore.

Nel 1976 esce il film “Il profeta del gol” diretto dal celebre giornalista e radiocronista italiano Sandro Ciotti.

È uno dei sei allenatori ad aver vinto la Coppa dei Campioni dopo averla vinta da giocatore: detiene il record con Miguel Muñoz, Giovanni Trapattoni, Josep Guardiola, Frank Rijkaard e Carlo Ancelotti.

Dopo i due by-pass nel 1991 è diventato testimonial di una celebre campagna antifumo: “nella mia vita ho avuto solo due vizi: uno, il calcio, mi ha dato tutto, l’altro, il fumo, stava per togliermelo”.

Johan Cruijiff Foundation

Cruijff ha dato vita ad una fondazione benefica, la Johan Cruijff Foundation, con scuole di calcio e tornei di calcio a sei, patrocinati dal quotidiano De Telegraaf.

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Frasi celebri

  • “Il calcio consiste fondamentalmente in due cose. La prima: quando hai la palla, devi essere capace di passarla correttamente. La seconda: quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la puoi controllare, tantomeno la puoi passare”.
  • “Alla radice di tutto c’è che i ragazzini si devono divertire a giocare a calcio”.
  • “ Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget”.
  • “Quello che conviene insegnare ai ragazzi è il divertimento, il tocco di palla, la creatività, l’invenzione”.
  • “La pressione si deve esercitare sul pallone non sul giocatore”.

Giampiero Giuffré

Giampiero Giuffè: bancario per necessità ma non per vocazione, si butta a capofitto nel mondo radiotelevisivo alla fine degli anni 90′ e per 7 anni conduce su RadioSpazioAperto, insieme al fratello Simone, prima The Football Box, La Scatola del Calcio, dedicata al calcio internazionale, e poi BZona, Allenatori nel Pallone, trasmissione semiseria sul mondo del calcio e del fantacalcio. Appassionato tifoso laziale collabora come redattore o caporedattore con vari siti; dedito anche alla musica caraibica e latina in genere, la balla e ne scrive. In questo blog segue, per ora, la categoria I Miti dello Sport. Blog personale: www.ggromanews.it

Giampiero Giuffré

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