I gruppi sanguigni, donazione ed importanza in gravidanza
Il gruppo sanguigno, esattamente come il colore degli occhi o dei capelli, è un carattere determinato geneticamente e presenta il contributo di entrambi i genitori. I gruppi sanguigni sono caratterizzati dalla presenza di proteine specifiche sulla superficie dei globuli rossi. Tali proteine, agendo come degli antigeni, stimolano anche reazioni immunitarie: pertanto se in un soggetto vengono introdotti dei globuli rossi non appartenenti al suo stesso gruppo, l’organismo produce delle sostanze (anticorpi) in grado di combattere tali cellule, provocando una reazione di rigetto.
Fino al 1901 si ignorava l’esistenza dei gruppi sanguigni, quindi, poiché si riteneva che il tipo di sangue fosse uguale per tutti gli esseri umani, numerose furano le morti provocate dalle trasfusioni di sangue. La scoperta dell’esistenza di diverse tipologie di sangue è dovuta a Karl Landsteiner, medico austriaco che individuò la presenza di quattro diversi gruppi sanguigni, che denominò A, B, AB e 0, dimostrando inoltre che non tutti i tipi di sangue sono tra loro compatibili. Successivamente individuò altri fattori che distinguono i diversi tipi di sangue, come il fattore Rh.
Il sistema di classificazione maggiormente noto a tutti è chiamato AB0 (A-B-zero), in base al quale esistono 4 gruppi sanguigni:
- Gruppo A – presenta sulla membrana dei globuli rossi l’antigene A, mentre il plasma contiene l’anticorpo anti-B (36% della popolazione italiana);
- Gruppo B – presenta sulla membrana dei globuli rossi l’antigene B, mentre il plasma contiene l’anticorpo anti-A (17% della popolazione italiana);
- Gruppo AB – presenta entrambi gli antigeni sulla membrana dei globuli rossi, e nel plasma non è presente alcun anticorpo contro gli antigeni A e B (7% della popolazione italiana);
- Gruppo 0 – non possiede alcun antigene sulla membrana dei globuli rossi, mentre nel plasma sono presenti sia gli anticorpi anti-A sia quelli anti-B (40% della popolazione italiana).
Un altro sistema di classificazione è quello che individua il Fattore Rh (Rhesus). Anche in questo caso si tratta di una proteina, che può essere presente o meno sulla superficie dei globuli rossi, individuata grazie agli studi di Landsteiner e Wiener nel 1940. Se la proteina è presente si parla di Rh positivo (Rh+), se è assente si parla di Rh negativo (Rh-). In Italia l’86% della popolazione è Rh positivo.
Il sistema AB0 e il sistema Rh si sovrappongono, pertanto la compatibilità dei gruppi sanguigni per le trasfusioni dipende da entrambi.
In realtà esistono altri sistemi di classificazione dei gruppi sanguigni, se consideriamo che la Società Internazionale delle Trasfusioni di Sangue ne riconosce ad oggi ben 30 differenti: infatti molti antigeni possono essere o meno presenti sulla membrana dei globuli rossi, pertanto si può essere positivi o negativi per ognuno di tali sistemi (sistema di MNS, di Kell, di Lewis, etc.), ma i problemi di compatibilità sono molto più limitati rispetto a quelli provocati dai sistemi AB0 e Rh.
Il nostro sistema immunitario è per natura capace di reagire contro del sangue non proprio, producendo anticorpi specifici. Questi anticorpi si possono legare agli antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi del sangue trasfuso, portando spesso a una distruzione di queste cellule (se non compatibili). Per questo è fondamentale che sia selezionato sangue compatibile per le trasfusioni, in quanto se è vero che gli antigeni minori possono provocare problemi minimi, è altrettanto vero che le incompatibilità più serie possono portare a una forte risposta del sistema immunitario, che provocherà la distruzione di moltissimi globuli rossi, con conseguente abbassamento della pressione sanguigna, brividi, possibili emorragie e, nei casi più estremi, morte.
Vediamo quindi come si individua la compatibilità delle trasfusioni:
Il Gruppo 0, che possiede anticorpi anti-A e anti-B, può ricevere esclusivamente dal gruppo 0 stesso; ma poiché non ha antigeni sui globuli rossi, può donare a tutti i gruppi.
Il Gruppo A, che possiede antigene A e anticorpi anti-B, può ricevere dai gruppi A e 0, e può donare ad A e AB.
Il Gruppo B, che possiede antigene B e anticorpi anti-A, può ricevere dai gruppi B e 0, e può donare a B e AB.
Il Gruppo AB, che possiede entrambi gli antigeni A e B e nessun anticorpo, può ricevere da tutti i gruppi, ma può donare esclusivamente al gruppo AB.
Parlando del fattore Rh, normalmente, almeno inizialmente, gli individui con Rh- non hanno anticorpi contro il fattore Rh, pertanto un individuo Rh- potrebbe in teoria ricevere sangue da un Rh+ senza subire nessuna conseguenza, ma solo la prima volta: a seguito di questa, però, l’organismo si sensibilizza producendo anticorpi anti-Rh, pertanto una seconda trasfusione di sangue con Rh+ potrebbe provocare reazioni.
Unendo i due sistemi, vediamo nella tabella che segue la compatibilità tra i gruppi:
Quando si inizia a pensare ad una gravidanza, o appena questa si è instaurata, è fondamentale conoscere il gruppo sanguigno di entrambi i genitori, con relativo fattore Rh: questo perché esistono casi di incompatibilità tra la madre e il feto.
Abbiamo detto che il gruppo sanguigno si eredita: come per tutti i geni, la composizione dipende da entrambi i genitori, in quanto un allelo è di eredità materna e un altro allelo è di eredità paterna. Gli alleli possibili in questo caso sono 3, A e B detti “codominanti” (quindi si esprimono sempre), 0 detto “recessivo”. I genitori con gruppo A o B possono essere monozigoti (quindi possedere 2 alleli AA o AB) oppure eterozigoti (quindi possedere un allelo dominante e uno recessivo, dando il risultato A0 o B0). Al contrario il gruppo 0 ha sicuramente genotipo 00, mentre il gruppo AB ha appunto genotipo AB (un allele A ereditato dalla madre e un allele B ereditato dal padre, o viceversa).
Questo significa che il gruppo sanguigno del nascituro sarà con certezza 0 solo se è 0 il gruppo di entrambi i genitori. Ma potrebbe risultare 0, anche se con minore probabilità, se questi sono entrambi portatori del gruppo A con genotipo A0, in quanto, considerando che ciascuno di essi trasmette al figlio un solo allele, nulla esclude che potrebbero entrambi trasmettergli l’allele 0. Vediamo in una tabella tutte le possibilità, ovviamente ciascuna di esse avrà diversi gradi di probabilità:
Passando al fattore Rh, la classificazione degli individui Rh+ e Rh- è determinata dalla presenza o assenza della proteina altamente immunogenica Rh sulla superficie dei globuli rossi. Anche in questo caso esistono più combinazioni di alleli possibili: se entrambi i genitori sono Rh+, il figlio sarà con maggiore probabilità Rh+, ma potrebbe essere Rh- se entrambi sono portatori del carattere recessivo Rh- e trasmettono proprio quell’allele al figlio; se entrambi sono Rh- invece, lo sarà con certezza anche il nascituro; nel caso in cui uno sia Rh+ e l’altro Rh-, il figlio avrà uguale probabilità di essere Rh+ o Rh-.
Detto questo, appare evidente come sia possibile che il feto abbia un gruppo sanguigno diverso da quello della madre, per questo nella donna in gravidanza possono essere presenti anticorpi contro i globuli rossi fetali: il caso più grave e più noto è quello di una donna Rh- in attesa di un figlio con Rh+. L’immunizzazione che la madre sviluppa contro il feto può provocare gravi conseguenze in una gravidanza successiva: infatti nel corso della prima gravidanza, e nello specifico del parto, la madre Rh- che viene a contatto con il sangue del figlio Rh+, si sensibilizza e produce anticorpi anti-Rh. Nelle successive gravidanze gli anticorpi anti-Rh della madre possono attraversare la placenta e distruggere i globuli rossi Rh+ del figlio, causando la Malattia Emolitica Neonatale (MEN): le conseguenze che possono derivare sono diverse, tra le quali anemia emolitica, ittero, danni cerebrali.
Fortunatamente oggi esiste la possibilità di evitare tale immunizzazione della madre: innanzi tutto è fondamentale conoscere fin dall’inizio della gravidanza il gruppo sanguigno e il fattore Rh della gestante, sottoponendo poi le gestanti Rh- ad un esame specifico denominato test di Coombs indiretto. Inoltre subito dopo il parto, a scopo preventivo, a tutte le donne Rh- che hanno partorito un figlio Rh+ vengono iniettati degli anticorpi anti-Rh, per evitare la sensibilizzazione e la conseguente immunizzazione.
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