Gilles Villeneuve la leggenda della Formula 1
Joseph Gilles Henri Villeneuve, meglio conosciuto come Gilles nasce il 18 maggio 1950 a Saint Jean, nel Quebec, vicino a Montreal. Fin da piccolo Gilles rivela una propensione per le macchine, una passione irrefrenabile verso tutti i giocattoli a quattro ruote.
Alla precoce età di sei anni abbandona i giocattoli per, le sue prime vere esperienze. Suo padre, Seville, ha una fabbrichetta di confezioni e i suoi zii sono impiegati in una ditta costruttrice di trattori. Di nascosto, Gilles saliva e guidava i mezzi agricoli, dopo aver rubato da qualche parte le chiavi. Talvolta finiva la sua corsa in un fosso, col trattore mezzo all’aria: ma gli zii, e il padrone della fabbrica, chiudevano un occhio, ben sapendo della passione del ragazzo.
Gilles Villeneuve la leggenda della Formula 1
A dieci anni, Gilles è già al volante. Davanti alla fabbrichetta del padre, s’impegna in lunghe gimcane col camioncino di famiglia. “Gilles – gli ripeteva spesso il genitore — ricordati che devi anche studiare”. Ma da quell’orecchio il giovane Villeneuve non ci sentiva. Ormai aveva deciso, avrebbe scelto la strada dei motori, mai avrebbe pensato di diventare pilota ma, avrebbe avuto una bella officina, in cui smontare e rimontare motori, pezzi meccanici, parti di carrozzeria. Poi, chissà, avrebbe messo su una sala di preparazione per automobili da corsa.
A sedici anni, Gilles ha il primo impatto col mondo delle corse. Niente di speciale, solo motoslitte, che in Canada sono molto popolari ma all’estero quasi sconosciute. Inizia insieme a suo fratello, Jacques, con il quale si era allenato sin da bambino, a correre. Si indebita con il padre per acquistare una motoslitta e gareggiare. Dover controllare una motoslitta dalla stabilità decisamente precaria, con visibilità azzerata dagli spruzzi di neve, rese Gilles coraggioso e capace di prevedere il mezzo, e gli conferì la capacità di controllarlo nelle situazioni e alle velocità più estreme, capacità che gli servì negli anni a venire. Più vinceva e più desiderava passare alle corse d’auto, maggiormente rischiose, veloci, dispendiose e difficili.
La formula 1 in quegli anni gli era allora assolutamente sconosciuta. Mai vista, nemmeno alla televisione. A diciassette anni, Gilles decise di diventare professionista del motore, delle corse motoristiche, per la precisione. Nel 1973, a ventitré anni, con le motoslitte vince circa 25 mila dollari. Gilles è un campione, i vari circuiti se lo litigano con paghe abbastanza alte per quel genere di sport, una corsa ricca rendeva circa 5.000 dollari. Gilles paga i debiti e si getta sulla formula Ford, categoria popolare fra i giovani piloti nordamericani.
Successivamente passa alla guida delle monoposto, e nel 1976 vince sia il Campionato di Formula Atlantic canadese che quello statunitense. Un anno più tardi la McLaren fa esordire Villeneuve in Formula 1 al Gran Premio di Gran Bretagna 1977; nel corso della medesima annata la Scuderia Ferrari, campione in carica dei costruttori, lo ingaggia per le ultime due gare stagionali al Mosport Park (Canada) e al Circuito del Fuji (Giappone) in sostituzione di Niki Lauda. Nel periodo in cui corse per la scuderia di Maranello (1977-1982) fece registrare sei vittorie nei Gran Premi ed una vittoria nella Race of Champions del 1979 a Brands Hatch (gara non valida per il titolo) , oltre ad un secondo posto nella classifica del Mondiale 1979 alle spalle del compagno di squadra Jody Scheckter come miglior risultato.
Le sue 6 vittorie sono tra quelle con il più alto tasso di astuzia tattica e sensibilità di guida nella storia di questo sport. Fra le sei, le più emozionanti furono la meravigliosa vittoria di Gilles al Gran Premio di Monaco del 1981 per quello che fu il primo trionfo della storia di una vettura con motore turbo sul circuito del principato e un classico della guida difensiva, al Gran Premio di Spagna.
Nel mondiale 1981 ci fu una novità. I numeri delle vetture vennero assegnati seguendo la classifica del mondiale costruttori che la Ferrari, nel 1980, aveva concluso all’undicesimo posto. Al Cavallino Rampante toccarono numeri alti, il 27 per Gilles e il 28 per Pironi entrambi al volante delle turbo di Maranello. Poi, nel 1982, grazie a un accordo, i numeri delle monoposto restarono identici perché ormai identificavano i piloti Ferrari. Il n. 27 di Gilles, comunque, divenne un simbolo, identificando ardimento, capacità agonistiche e tecniche. Lo ebbero Michele Alboreto, Jean Alesi, Alain Prost. Dopo di loro nessun’altra Rossa ha portato quel numero.
La fine della storia e l’inizio della legenda arrivano in un classico sabato di qualifiche del Gran Premio del Belgio 1982 (Circuito di Zolder) . Si lavora alacremente nell’ora e mezzo di prove libere per mettere a punto la macchina. C’è la sessione di qualifica definitiva: un breve colloquio con qualche cronista, la pipì contro il muro posteriore del box come fanno solitamente i piloti. Quindi, la ricerca spasmodica del tempo, dannandosi in pista, lo schianto a 225 km/h causato da un contatto con la March di Jochen Mass e il volo: l’ultimo, quello tragico, alle 13.53, sette minuti prima della fine delle qualificazioni. Infine la sala verde dell’ospedaletto dell’autodromo, l’elicottero, l’ultimo e vano tentativo dei medici. Villeneuve al momento del decesso era molto popolare tra gli appassionati per il suo stile di guida unico, altamente combattivo e spettacolare, e da allora è diventato un simbolo della storia di questo sport. Le sue vittorie e svariate altre prestazioni vengono considerate capolavori assoluti nella storia della Formula 1, anche perché spesso sono state ottenute al volante di monoposto non all’altezza di quelle della concorrenza.