Di padre in figlio: la dinastia Maldini da Cesare a Paolo – prima parte
Per i più giovani, che ne hanno sentito parlare in occasione della sua recente scomparsa, era soltanto il papà di Paolo; per qualcun altro, magari spettatore di show e varietà televisivi in cui spesso veniva imitato, è stato uno degli allenatori della Nazionale italiana, o tutt’al più, per i più attenti, il tecnico dell’Under 21 più vincente della storia; ma per i veri appassionati di calcio, quelli con qualche filo grigio tra i capelli, Cesare Maldini è stato indubbiamente qualcosa di più: fu lui infatti, in quanto capitano del Milan, che nel 1963, al termine della vittoriosa sfida contro il Benfica di Eusebio, alzò al cielo la prima Coppa dei Campioni vinta da una squadra italiana!
Nato a Trieste il 5 febbraio del 1932, Cesare inizia a calcare i campi di calcio nel ruolo di terzino, giostrando su entrambe le fasce, per poi spostarsi al centro, preferibilmente come “libero”, negli ultimi anni della sua lunga carriera. Dotato di un buon tocco di palla, abile nel gioco aereo e con buona visione di gioco, Maldini aveva nel carattere e nel suo ascendente carismatico nei confronti dei compagni, le sue doti migliori; tuttavia la troppa sicurezza nell’uscire palla al piede anche dalle situazioni più intricate, lo portò a volte a compiere svarioni di una certa gravità, tanto da far coniare alla stampa dell’epoca il termine “maldinate” per sottolinearle.
Di padre in figlio: la dinastia Maldini da Cesare a Paolo
I primi calci “professionistici” li tira nella Triestina all’età di 13 anni, percorrendo tutta la classica trafila che lo porta al debutto in prima squadra, in serie A, a 21 anni, il 24 maggio del 1953 contro il Palermo. L’anno dopo, con Nereo Rocco seduto in panchina, è titolare fisso e subito capitano. La sua crescita è tale che nella stagione successiva lo compra il Milan, allenato da Bela Guttman; partito come riserva, Maldini alla prima occasione si fa trovare pronto ed acquisisce sul campo i galloni da titolare, dapprima come centromediano e poi come difensore centrale in coppia con altri celebri difensori quale Salvadore e come libero alle spalle di David e Trebbi.
Nel 1961 ritrova nuovamente Rocco sul suo cammino; il neo tecnico rossonero lo promuove capitano della formazione meneghina e Cesare lo ripaga quando, dopo i primi mesi intrisi di difficoltà, convince il “paròn” a rimanere alla guida della squadra, indirizzando così il club verso uno dei suoi periodi più gloriosi. Con il Milan Maldini colleziona in tutto 347 partite realizzando 3 reti e conquista, oltre alla citata Coppa dei Campioni del 63’, anche 4 scudetti ed una Coppa Latina. Il canto del cigno lo emette a Torino, sponda granata e sempre con Rocco allenatore, nella stagione 1966-67.
In nazionale ha disputato 14 partite tra il 1960 ed il 1963, prendendo parte alla spedizione azzurra, poco fortunata, del 1962 in Cile e vestendone anche la fascia di capitano; tuttavia con la nostra rappresentativa non ottenne affermazioni di rilievo.
Il binomio con Rocco proseguì anche da allenatore: con altri due giovani virgulti della panchina cresciuti nel Milan, Trapattoni e Radice, inizia a fargli da assistente per poi ereditarne il ruolo alla guida del club rossonero a partire dal 1972 e fino al 74’ (con Rocco come direttore tecnico). Nella stagione 72-73 vince Coppa Italia e Coppa delle Coppe, perdendo lo scudetto soltanto all’ultima giornata, in quella che fu definita la “fatal Verona”. Quella gara stregata, giocata soltanto pochi giorni dopo il trionfo europeo ai danni del Leeds, impedì al Milan di conquistare la stella e di fatto gli precluse un proseguimento di carriera ad alto livello nei maggiori club italiani.
Dopo un’altra stagione al Milan, infatti, Maldini allenò soltanto formazioni di seconda fascia, quali Foggia, Ternana e Parma (che portò alla promozione in B lanciando anche un certo Carlo Ancelotti), fino al 1980, quando fu chiamato dalla Federazione a fare da vice ad Enzo Bearzot, con il quale si laureò Campione del Mondo nel 1982.
Quando, nel 1986, Bearzot venne sostituito da Vicini, ex tecnico dell’Under 21, Maldini subentrò a quest’ultimo alla guida della selezione giovanile che, con lui in panchina, vinse per ben tre volte il titolo europeo nel 1992 , 1994 e 1996, lanciando alcuni tra i talenti più importanti del calcio italiano di quegli anni.
A seguito di tale cammino nel 1996 fu chiamato a condurre la prima squadra azzurra, capitanata proprio dal figlio Paolo. Uscì a testa alta dai Mondiali del 1998 perdendo soltanto ai calci di rigore la sfida con la Francia, padrona di casa e poi Campione del Mondo. Dopo la lunga esperienza azzurra Maldini torna al suo vecchio amore ed assume la carica di capo osservatore del Milan. Nel 2001 affianca per alcuni mesi Mauro Tassotti alla guida della prima squadra dopo l’esonero di Zaccheroni e l’11 maggio siede in panchina quando i rossoneri superano i rivali cittadini dell’Inter con un incredibile e senza precedenti 6-0!
Alla fine dello stesso anno diventa CT del Paraguay centrando la qualificazione ai Mondiali in Corea e Giappone; al termine della rassegna iridata, conclusasi con l’eliminazione agli ottavi di finale contro la Germania, poi finalista, si dimette, abbandonando definitivamente l’attività.
VITA PRIVATA – Sposatosi il 26 giugno 1962 con Marisa, ebbe sei figli, prima tre femmine e poi tre maschi, tra cui Paolo che ne seguì le orme calcistiche con ancora maggior fortuna a livello di successi di squadra ed individuali.
Scomparve la notte tra il 2 e il 3 aprile 2016 nella sua casa di Milano, all’età di ottantaquattro anni. Il 27 maggio 2016, un parco nei pressi dello stadio Giuseppe Meazza di Milano è stato intitolato congiuntamente alla sua memoria ed a quella di Giacinto Facchetti.
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PALMARES
Giocatore
- 1 Coppa dei Campioni (Milan 1962-63)
- 4 scudetti (Milan 54-55, 56-57, 58-59, 61-62)
- 1 Coppa Latina (Milan 1956)
Allenatore
- 1 Coppa delle Coppe (Milan 1972-73)
- 1 Coppa Italia (Milan 1972-73)
- 3 Campionati d’Europa Under 21 (Italia 1992,1994, 1996)
- 1 Panchina d’oro alla carriera (1996)