Da Sarri a Conte, panchine girevoli in Serie A
Per i tifosi di calcio quelli in corso sono i mesi più difficili ed al contempo più belli; difficili perché, in particolare quando non ci sono importanti competizioni internazionali in programma (Europei o Mondiali), si rischiano vere e proprie “crisi d’astinenza” da calcio giocato, più belli perché queste sono anche e soprattutto le settimane dei sogni e delle speranze, generate ed alimentate da quelle che in gergo vengono chiamate “voci di mercato”, spesso prese subito per buone ed avvalorate come notizie dagli appassionati, indipendentemente dalla loro provenienza, veridicità o fondatezza.
PANCHINE GIREVOLI IN SERIE A
In attesa che si scateni la compravendita dei calciatori, finora ha tenuto banco, molto più del solito, il “valzer delle panchine” con ben quattro squadre tra le prime otto classificate dello scorso campionato che hanno cambiato la propria guida tecnica.
SARRI/JUVENTUS
A dare il via al girotondo degli allenatori è stata sorprendentemente la Juventus che dopo aver annunciato la conferma di Massimiliano Allegri negli spogliatoi di Torino subito dopo l’eliminazione ad opera dei monellacci dell’Ajax, se ne è invece separata, apparentemente in maniera consensuale e senza rancore, cedendo poi il timone della barca bianconera proprio a Maurizio Sarri, l’uomo e l’allenatore che più di ogni altro negli ultimi anni ha cercato in ogni modo di sconfiggere la Vecchia Signora non soltanto sul campo ma anche al di fuori di esso, criticandone più volte il modo stesso di intendere il calcio e senza tralasciare riferimenti più o meno chiari a presunti aiuti arbitrali ricevuti dalla squadra più amata e odiata d’Italia.
Curioso come il tecnico napoletano, toscano d’adozione, diventerà uno degli allenatori più pagati, e non solo del nostro campionato, dopo aver a lungo identificato nella differenza di fatturato tra la Juventus ed il Napoli la principale causa del divario tecnico delle due compagini. Dal punto di vista squisitamente tecnico-tattico Sarri si è dimostrato senza dubbio all’altezza della situazione e la stagione al Chelsea, condita dalla vittoria in Europa League ne ha corroborato anche la dimensione internazionale.
Restano tuttavia dei dubbi sia dal punto di vista caratteriale, sia ambientale, oltre a quelli relativi alla sua difficoltà nel gestire rose ampie di calciatori, poiché incline solitamente a scegliere 14-15 fedelissimi dando poco spazio al turnover (peraltro usato malissimo nella sua avventura partenopea). Che poi si presenti in tuta o doppiopetto è un altro discorso…
CONTE/INTER
Se quello di Sarri alla Juve ha destato senza dubbio stupore, l’arrivo di Conte in nerazzurro ha colpito davvero nel segno. Il tecnico pugliese, ex trainer del Chelsea, della Nazionale italiana e soprattutto proprio della Juventus, è ritenuto infatti uno dei migliori allenatori in circolazione a livello globale ed il suo ritorno in Italia sposta fatalmente gli equilibri o quantomeno si presuppone che possa farlo.
Marotta, altro grande ex bianconero “assiso” in Viale della Liberazione, avrà ora il compito di rafforzare la squadra in maniera adeguata ma è chiaro che in società gran parte del gap con i campioni d’Italia contano di ridurlo proprio grazie all’apporto di Antonio Conte, un tecnico che fa dell’abnegazione e della totale dedizione al lavoro i punti cardine del suo credo calcistico; le sue squadre “mordono” l’avversario dall’inizio alla fine e soltanto chi si sente coinvolto nel progetto, soltanto chi è fermamente convinto a dare il massimo senza risparmiare una sola goccia di sudore alla causa, potrà rientrare nei suoi piani e conseguentemente nei suoi schemi.
Tutta da verificare quindi la convivenza con alcuni elementi del turbolento spogliatoio interista, a cominciare dall’ex capitano Icardi (e consorte) che infatti alcuni vedono in procinto di lasciare Milano.
GIAMPAOLO/MILAN 
Completamente diversa la situazione sulla sponda opposta dei navigli; il Milan, passato di nuovo di mano nel corso della stagione scorsa, sta completando un complesso e difficile rinnovamento societario che i recenti arrivi di Maldini e Boban sulla plancia di comando in luogo di Leonardo, tornato al PSG, stanno li a testimoniare.
Logico, per quanto forse non del tutto giusto nei confronti di Gattuso, che anche la guida tecnica venisse coinvolta dalla “rivoluzione” rossonera. Dopo aver tentato negli ultimi anni la strada dei grandi ex calciatori (Seedorf, Inzaghi, Mihailovic, Montella e Gattuso) portando a casa soltanto una Supercoppa italiana e molte brutte figure, la scelta è ricaduta su un allenatore della “nouvelle vague”, anche se Giampaolo a dirla tutta non è più così giovane come ai tempi delle sue prime esperienze sulla panchina dell’Ascoli quando si pose all’attenzione come uno dei tecnici più promettenti.
Per alcuni anni l’alternanza di buoni risultati ed esoneri ne aveva frenato l’ascesa, ripresa tre anni fa grazie all’approdo all’Empoli ed alle due stagioni successive sulla panca della Sampdoria nelle quali è riuscito nuovamente ad imporsi con un gioco forse meno spumeggiante e sbarazzino ma certamente più redditizio tanto da guadagnarsi, finalmente, una chance davvero importante quanto rischiosa, per lui e per lo stesso Milan.
Che poi i rossoneri al momento non navighino nell’oro (come testimonia la squalifica da parte dell’UEFA per le questioni legate al FPF) e quindi la scelta possa essere ricaduta su Giampaolo anche per una mera convenienza economica…è un dubbio lecito e “pesante”. Qualora infatti il Milan si trovasse costretto, come appare probabile, a fare cassa per far fronte ai propri impegni, ecco che il tecnico abruzzese potrebbe di fatto ritrovarsi a gestire un gruppo non proprio all’altezza dei fasti passati, un po’ come guidare una macchina certamente prestante e ricca di fascino ma priva della benzina giusta per battersi alla pari con le altre fuoriserie del campionato.
FONSECA/ROMA
Discorso piuttosto simile per la Roma di Pallotta (e Baldini…). La barca giallorossa attraversa una vera e propria bufera a causa dei recenti addii dei “totem” storici Totti e De Rossi che hanno dato la stura ad una serie di rivelazioni e polemiche su tutti i fronti: ambiente, squadra e società sono di fatto sotto accusa per quanto avvenuto negli ultimi anni ed in particolare nella stagione appena conclusasi con esiti più che deludenti. La mancata partecipazione alla Champions, che ha sempre garantito entrate importanti dal punto di vista economico, porterà la società ad esasperare la politica dell’autofinanziamento, peraltro già applicata con alterne fortune sin dall’avvento della proprietà americana, contrariata, oltre che dalle ripercussioni generate dai due ex capitani, anche dalle lungaggini esasperanti relative alla vicenda stadio.
In tutto questo, e dopo che in molti hanno declinato le offerte (Conte e Gasperini soprattutto), chiamare un tecnico straniero, che non conosce il calcio italiano e che negli ultimi tre anni ha allenato in Ucraina, sia pure con eccellenti risultati, potrebbe risultare quantomai azzardato se non fosse altro per il normale periodo d’ambientamento che in realtà Fonseca non potrà proprio permettersi.
D’altro canto però, qualora l’inizio fosse positivo e il lusitano riuscisse a portare dalla sua parte i tifosi (un po’ come avvenne nella prima stagione giallorossa di Garcia) allora il non essere all’interno di certe dinamiche e la capacità di concentrarsi esclusivamente sul lavoro da svolgere in campo, potrebbero rivelarsi due fattori vincenti e determinanti per le fortune dei capitolini. Dal punto di vista tattico, Fonseca predilige il possesso palla ed una difesa aggressiva ed alta, per cui la società dovrà operare sul mercato per reperire elementi adatti al suo gioco se non vorrà ripetere gli stessi errori commessi con Di Francesco.
GLI ALTRI ALLENATORI
Gasperini alla fine ha rinunciato alla tentazione Roma per vivere fino in fondo il sogno Champions con la sua creatura; il presidente Percassi sembra intenzionato a ricompensarlo mantenendo tutti i più forti e dotando la rosa di quei rinforzi necessari per affrontare un calendario particolarmente impegnativo sia sotto l’aspetto qualitativo sia dal versante quantitativo. L’acquisto di Muriel lascia ben sperare anche se per il tecnico sarà comunque complicato riuscire a ripetere la straordinaria cavalcata della scorsa stagione.
Anche Simone Inzaghi, in bilico per un paio di settimane, è poi rimasto al suo posto, forte della Coppa Italia conquistata proprio contro l’Atalanta e delle nuove promesse ricevute dalla società; stavolta però bisognerà rispettarle se non si vuole intraprendere un cammino irto di insidie tipico dell’ambiente laziale. Il tecnico ha dalla sua i tifosi ma dovrà dimostrarsi più convincente e determinato proprio ora, in sede di campagna acquisti, altrimenti potrebbe vanificare il suo “bonus”.
Quanto al Napoli, Ancelotti è atteso al varco perché nella sua prima stagione in azzurro ha francamente deluso le aspettative ottenendo un secondo posto senza mai competere con la Juventus e fallendo completamente nelle altre competizioni disputate, facendo un passo indietro rispetto al Napoli di Sarri, già, proprio lui, quello della tuta al posto del doppiopetto…