Alex Zanardi: un Campione di Volontà
Alessandro Zanardi è nato a Bologna il 23 ottobre del 1966. Figlio di Anna e Dino (professione idraulico, definito da Alex in un’intervista «un uomo poco colto ma molto intelligente»).
Cresciuto a Castel Maggiore sviluppò fin da bambino la passione per i motori anche se la famiglia inizialmente si oppose soprattutto a causa dello shock dovuto alla tragica scomparsa nel 1979 della sorella maggiore Cristina in un incidente stradale.
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Alex Zanardi: un Campione di Volontà
Alex, come oggi lo chiamano tutti, cominciò a correre sui kart a 13 anni. Un anno dopo costruì il suo primo kart, ma potendo contare solamente sull’assistenza del padre e su un mezzo scarsamente competitivo, non ottenne da subito i risultati sperati.
Lui ha sempre dichiarato di aver iniziato quasi per gioco e che – nonostante non avesse i necessari mezzi economici a disposizione per questo sport – si accorse ben presto che sarebbero state le quattro ruote la sua professione del futuro.
Il suo debutto sportivo avvenne a Vado in una gara sponsorizzata dalla Pubblica assistenza. Nel 1982 si iscrisse al campionato nazionale categoria 100cc piazzandosi al terzo posto. Negli anni seguenti prese parte a diversi eventi sia a livello nazionale che internazionale affinando il suo stile di guida.
L’inizio sui Kart
Il mondo dei Kart lo vide trionfare nel 1985: conquistò il titolo italiano e si impose nel prestigioso Gran Premio di Hong Kong; risultato che ripeté nel 1988. Si affermò inoltre come campione europeo nella categoria 135cc. Proprio nell’88 fu protagonista di un episodio che dimostra le caratteristiche principali di Zanardi, ovvero la sua forza di volontà, la testardaggine e la capacità di non arrendersi mai davanti alle difficoltà.
In una gara a Göteborg fu protagonista di un lungo duello con Massimiliano Orsini, all’ultimo giro venne speronato da quest’ultimo che gli causò il ritiro. Nel tentativo di portare comunque a termine la gara decise di spingere a mano il kart fino al traguardo.
Questo episodio permise a Michael Schumacher, fino a quel momento in terza posizione, di laurearsi campione europeo nella categoria 100cc.
Le Formule minori
Proseguì la sua carriera passando alla Formula 3: dopo i primi due anni di ambientamento alla categoria (corse con la Dallara-Alfa Romeo e con la Ralt-Toyota), nel 1990 vinse il campionato, per poi passare l’anno seguente in Formula 3000 con il team “Il Barone Rampante”. Nel 1990 conobbe anche la futura moglie Daniela che in breve tempo sarebbe divenuta la sua compagna di vita.
Alex in Formula 1
Nella fine del 1991 Zanardi approdò in Formula 1, prima con il team Jordan al posto di Roberto Moreno e poi con la Lotus. Successivamente fu ingaggiato da Flavio Briatore che decise di assumerlo come collaudatore e terza guida per la Benetton.
Ormai Alex è un pilota con la valigia sempre in mano, passa per tutte le cosiddette squadre di “riempimento” (Minardi, Lamborghini e Lotus) fino al 1994. In 25 Gran Premi disputati non riesce ad ottenere che un solo punto in classifica. A Spa è protagonista di un terribile incidente che, pur senza conseguenze, lo costringe a lasciare il Team Lotus.
La Formula Kart Americana
Nel 1995 – nonostante i tanti contatti con squadre di Formula 1 – Zanardi si trasferì negli USA: categoria Formula Kart americana. Chip Ganassi, leggenda della Serie americana, lo volle subito e, con un ingaggio che non si può rifiutare, lo convinse a fare il grande passo.
Si ambientò in fretta e già nel primo anno (1996) ottenne tre vittorie gettando le basi per vivere da protagonista i prossimi campionati. Le previsioni vengono pienamente confermate e per gli anni 1997 e 1998 il pilota da battere è lui. Con autentiche imprese che fanno impazzire i tifosi, Alex si impone nel Campionato in entrambi gli anni, ma il desiderio di rivalsa per una Formula 1 che non lo ha nè capito nè giustamente valutato, lo chiama.
L’occasione arriva da parte del Team Williams per un contratto triennale, Zanardi assetato di rivalsa accetta senza riflettere e firma lasciando gli Stati Uniti.
Il rientro in Formula 1
La Williams, da sempre una squadra di vertice, nel 1999 realizza una vettura all’altezza della propria fama. In 16 Gran Premi Zanardi colleziona ben 10 ritiri e conferma il suo cattivo rapporto con la Formula 1. All’interno del Team il suo carattere educato e gentile si scontra con l’animo burbero del Capo progettista Patrick Head che lo scarica letteralmente incaricando il giovane Ralf Schumacher dello sviluppo della vettura. Il clima diventa impossibile e così, a fine stagione, Alex accetta la transazione della risoluzione del contratto dei restanti due anni.
Il ritorno ai Kart
Dopo qualche tempo di allontanamento dal mondo dei motori per smaltire la delusione, Zanardi decise di ritornare dove aveva avuto i maggiori successi: nel luglio del 2000 torna negli Stati Uniti per sostenere dei test con il team di Mo Nunn, suo ingegnere all’epoca dei titoli conquistati in Champ Car e, ora, proprietario di una scuderia che lo ingaggiò per la stagione 2001.
Il ritorno nei kart non ottenne i successi sperati: le difficoltà nel trovare un buon assetto e l’inesperienza del team non favorirono ottimi piazzamenti ad inizio stagione. Quando la squadra sembrava aver trovato l’amalgama arrivò il giorno drammatico dell’incidente. Era il 15 settembre 2001, si correva a 100 Km da Berlino e a 60 da Dresda nel circuito di Lausitzring, un circuito della lunghezza di 2 miglia che permette con facilità alle autovetture di raggiungere picchi di oltre 370 km/h.
Zanardi, a tredici giri dal termine, rientrò per un rabbocco precauzionale di benzina e con foga aveva ripreso la pista, ricevendo schizzi di carburante sulla visiera. Ma nell’atto di detergerla successe che perse sfortunatamente il controllo della vettura la quale, dopo un testacoda, rientrò lentamente ma trasversalmente sulla pista proprio mentre sulla stessa linea sopraggiungeva la vettura di Tagliani. Conseguenza di questa tragica fatalità fu un urto violentissimo che tagliò letteralmente in due la Reynard Honda di Zanardi, proprio all’altezza delle anche del pilota bolognese.
Prontamente raggiunto dai soccorsi, Zanardi apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva provocato, di fatto, l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori, uno, il sinistro, al di sopra del ginocchio, l’altro, il destro al di sotto del ginocchio e con il pilota che rischiava di morire dissanguato.
Per salvargli la vita, Steve Olvey, capo dello staff medico della CART, “tappò” le arterie femorali del pilota per tentare in qualche modo di fermare la massiccia emorragia. Dopo aver ricevuto l’estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica, venne caricato sull’elicottero e condotto all’ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per tre giorni e gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio sinistro, oramai compromesso. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni, Zanardi poté lasciare l’ospedale per iniziare il processo di riabilitazione.
Il recupero e la voglia di tornare a correre
E’ qui che comincia la seconda vita di Alex Zanardi, è qui che si manifesta la sua grande volontà, è qui che giorno dopo giorno, il pilota bolognese da quotidianamente insegnamenti di vita. Non c’è apparizione televisiva, non c’è intervista, non c’è appuntamento pubblico in cui Zanardi non trasmette fiducia e gioia di vivere, un esempio continuo di forza e dignità. Nel giro di diversi mesi riuscì nuovamente a camminare – con l’aiuto di speciali protesi – e, nel dicembre dello stesso anno, si presentò alla premiazione dei Caschi d’oro in cui suscitò una grande emozione tra i presenti, alzandosi in piedi dalla sedia a rotelle.
Il riavvicinamento al mondo delle corse
Scherzando sulla sua menomazione, restano proverbiali le sue battute sulle sue protesi quando disse che, se si dovesse rompere di nuovo le gambe, questa volta basterebbe soltanto una chiave a brugola per rimetterlo in piedi, e che ora non rischia più di buscarsi un raffreddore camminando scalzo. Qualche tempo dopo Zanardi stava cominciando a pensare di rientrare nel mondo dei motori e per questo disegnò da solo un paio di nuove gambe artificiali.
Nel 2002 la CART diede al pilota la possibilità di far partire una gara della stagione a Toronto, Canada. Nel 2003 altro grande episodio, a dimostrare e ad insegnarci che la che la vita non finisce davanti agli episodi tragici, Zanardi tornò nel circuito tedesco nel quale due anni prima fu vittima del terribile incidente, per ripercorrere simbolicamente i restanti 13 giri della gara del 2001 a bordo di una vettura appositamente modificata. Non fu una passerella anche perchè i tempi registrati sul giro furono molto veloci e gli avrebbero permesso di partire dalla quinta posizione se Alex fosse stato iscritto al campionato.
Alex tornò a correre e nel 2005 tornò perfino alla vittoria aggiudicandosi a bordo di una BMW 320si WTCC del team Italy-Spain la seconda gara del Gran Premio di Germania il 28 agosto a Oschersleben, gara valida per il Mondiale Turismo, e sempre nello stesso anno riuscì a conquistare il Campionato Italiano Superturismo. Nell’ottobre 2005 vinse la prima manche del Campionato Europeo Superturismo a Vallelunga, nel 2006 partecipa ancora con la BMW al Campionato Italiano Superturismo e al WTCC, nel quale conquista la seconda vittoria in campo internazionale dall’incidente del Lausitzring nella gara 1 della tappa turca del WTCC a Istanbul.
Dai motori alle Paraolimpiadi: atleta dell’anno 2012
Finito con i motori, Alex Zanardi non riesce proprio ad abbandonare lo sport, per lui lo sport non è solo amatoriale, per lui lo sport è competizione e per questo inizia a partecipare a varie manifestazioni per atleti disabili intraprendendo una nuova carriera sportiva nell’handbike, in cui corre nella categoria H4.
La sua prima gara è stata alla maratona di New York nel 2007, in cui ha colto un sorprendente 4º posto. Il 19 giugno 2010, ai campionati italiani di ciclismo su strada di Treviso, è riuscito a conquistare la maglia tricolore. Ai campionati mondiali del 2011 a Roskilde, in Danimarca, ha vinto la medaglia d’argento nella prova a cronometro. Il 6 novembre 2011 ha vinto la maratona di New York, stabilendo nell’occasione anche il nuovo record della categoria handbike. Il 18 marzo 2012 ha vinto la maratona di Roma, stabilendo anche il record del percorso. Di pochi mesi fa è la partecipazione ai Giochi Paraolimpici del 2012 di Londra. Il 5 settembre conquista l’oro nella gara contro il tempo svoltasi sul circuito di Brands Hatch. Nella stessa pista, il 7 settembre ottiene il suo secondo titolo paraolimpico, stavolta nella prova su strada. Il giorno dopo riesce ad ottenere la sua terza medaglia, questa volta d’argento, nella staffetta a squadre mista H1-4, assieme a Francesca Fenocchio e Vittorio Podestà.
Il 4 ottobre 2012, in virtù dei risultati conseguiti a Londra Alex Zanardi è stato eletto “Atleta paralimpico dell’anno”, grazie ad un sondaggio via web promosso dal Comitato Paralimpico Internazionale.
La storia e la leggenda di Alex Zanardi non è ancora finita, siamo certi che questo grandissimo sportivo ed enorme uomo scriverà altre pagine, otterrà altre vittorie che accresceranno la sua leggenda e soprattutto daranno forza e coraggio a quanti come lui hanno avuto la sfortuna di avere episodi negativi nella loro vita, senza avere la sua stessa forza e il suo stesso coraggio.