Agostino Di Bartolomei: il primo grande capitano della Roma

Agostino Di Bartolomei nasce a Roma, l’ 8 aprile 1955 e scompare in circostanze drammatiche a Castellabate, il 30 maggio 1994. Il compianto capitano della Magica tira i suoi primi calci vicino al suo quartiere (Tor Marancia all’OMI) ma ben presto – grazie al suo talento e alla sua abnegazione – arrivò il “salto” alle giovanili della Roma.

Con i giovani giallorossi si dimostra fin da subito un vincente conquistando il titolo di campione di Italia di categoria prima e il passaggio in prima squadra poi (stagione 1972-1973).
La prima maglia in serie A la veste il 22 aprile 1972, pochi giorni dopo il suo diciassettesimo compleanno. Come tutti i predestinati il match e lo stadio di esordio sono quelli delle grandi occasioni: contro l’Inter a San Siro (risultato finale per la cronaca 0-0).
A farlo esordire è il tecnico Manlio Scopigno.

Agostino Di Bartolomei

L’anno dopo nella stagione 1973-1974, alla prima giornata contro il Bologna (2-1), arriva il primo gol con la maglia giallorosa ed è un goal decisivo per la vittoria. Nelle prime tre stagioni colleziona 23 presenze.
Come per tutti i giovani arriva il momento di farsi le ossa in provincia e così la Roma lo manda un anno a Vicenza per la maturazione definitiva. Al suo rientra diventa un punto fermo dei giallorossi. Dal 1976-1977 al 1983-1984 salta pochissime gare diventando a cavallo fra i due decenni il capitano della Roma.
Il campionato 1977-1978 è per lui il più prolifico: 10 reti (non male per un difensore che solo in caso di necessità veniva impiegato come centromediano metodista); nell’anno dello scudetto invece realizza “solo” 7 reti.

Un altro grande tecnico sulla strada di Di Bartolomei è Nils Liedholm che lo posizionava davanti alla difesa (il vecchio caro ruolo di libero). In totale giocò con la Roma 308 gare (146 da capitano) segnando 66 gol. In undici stagioni giallorosse oltre allo scudetto conquistò anche tre Coppe Italia.

Mancò il grande trionfo internazionale, tristissima la notte del 30 maggio del 1984, la sera di Roma- Liverpool finale di Coppa dei Campione. In una Roma in estati, con un pubblico caldissimo si consuma una delle più grandi delusioni della storia del calcio capitolino.
La partita terminerà 1-1, poi i calci di rigore condanneranno la Roma all’amarissimo secondo posto. La serata sarà anche macchiata dal “gran rifiuto” di Falcao a calciare uno dei 5 rigori. La moglie di Agostino – Marisa de Santis – anni dopo dichiarò :«Quei rigori hanno segnato tante persone, Ago s’infuriò con Falcao che non volle batterlo. Aveva un buon rapporto con Bruno Conti, meno con Ciccio Graziani, che aveva un carattere particolare» ed ancora «La gente era sicura di vincere, sentiva quella coppa già in bacheca. I rigori hanno zittito il pubblico, i giocatori, la città. Dentro Ago aveva un dolore enorme. Non so quante notti avrà passato insonne, tante. Era un uomo che somatizzava, non riusciva a condividere il suo dolore con gli altri».

Fra le grandi caratteristiche riconosciute a Di Bartolomei non possono mancare correttezza e lealtà che lo accomuno clamorosamente ad un altro grande difensore e capitano dei suoi anni (lo juventino Gaetano Scirea) anch’esso scomparso tragicamente anche se in tutt’altre circostanze.
A conferma della sua lealtà basti ricordare che nella sua avventura romana ha ricevuto una sola espulsione, nella stagione 1978-1979, contro la Juventus (gli venne sventolato il cartellino rosso insieme a Pietro Paolo Virdis), partita nella quale segnò anche la rete della vittoria.

Nel 1984 arriva a Roma Sven Goran Eriksson e il Capitano viene ceduto. Commovente la sua ultima partita in maglia giallorosa; ancora una volta il destino riserva ai vincenti il commiato dalla sua squadra con un trionfo. La partita di addio è la finale di Coppa Italia vinta contro il Verona. I tifosi gli dedicarono uno striscione strappalacrime che recitava: «Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva».

Stadio Olimpico

La sua carriera non finì qui: passò al Milan nelle tre stagioni successive. Due gli aneddoti nella sua permanenza in maglia rossonera: nel 1985 in un Roma – Milan fu colpito da Francesco Graziani e quel gesto provocò una furiosa rissa; l’altra chicca invece è un goal importantissimo nel derby della Madonnina.
Nel 1987 lasciò il Milan , il Mr Sacchi e le sue teorie di rinnovamento non si conciliavano con Agostino. Si trasferì a Cesena per poi concludere la sua carriera nel 1990, nelle file della Salernitana, contribuendo fattivamente al raggiungimento della promozione in Serie B dei campani (dopo 23 anni di assenza).
Di Bartolomei nonostante sia considerato un campione non ha mai conosciuto la Nazionale maggiore mentre fu un pilastro della Under – 21 che lo videro protagonista con 7 convocazioni fra il 1976 e il 1978.

Purtroppo Agostino Di Bartolomei decise di togliersi la vita la mattina del 30 maggio 1994 a San Marco (frazione di Castellabate), dove viveva, sparandosi nel petto con la sua pistola Smith & Wesson calibro 38. Erano trascorsi dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni 1983-1984 persa dalla Roma contro il Liverpool. Si parlò molto dei motivi del tragico gesto , ma a fare chiarezza fu lo stesso Agostino che fece ritrovare un biglietto in cui il calciatore spiegava il suo gesto, da ricollegarsi probabilmente alle porte chiuse che il calcio serrava di fronte a lui: «mi sento chiuso in un buco», scrisse.

Fra i ricordi più belli c’è la canzone scritta nel 2007 dal cantautore romano Antonello Venditti, tifoso romanista, ma soprattutto amico di Agostino, dal titolo Tradimento e perdono (contenuta nell’album Dalla pelle al cuore). La frase più toccante è : “Ricordati di me mio capitano, cancella la pistola dalla mano… se ci fosse più amore per il campione oggi saresti qui…”.

 

DoctorsTrucco

Angelo Grasso alias DoctorsTrucco, ha svolto per anni l’attività di cabarettista nel duo DoctorsTrucco esibendosi presso i più svariati locali d’Italia. In questo sito si occuperà della sezione Cabaret regalandoci delle verie e proprie pillole di comicità e di risate a crepapelle (garantito) e, grazie alle sue capacità innate, della sezione Fantacalcio (nel suo palmares Fantagazzetta ci sono già 4 premi).

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