Addio a Bud Spencer: il gigante buono del cinema
Un lungo applauso da parte della folla all’uscita dalla Chiesa degli Artisti, mentre in sottofondo riecheggiava una delle tante canzoni legate ai suoi film più famosi: questo il modo con il quale Roma, e non solo, ha salutato ieri Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, artista ed atleta a tutto tondo.
Un uomo che nel percorso della sua vita, durato 86 anni, ha saputo interpretare più ruoli, sempre dando il meglio di sé stesso, ottenendo in cambio successo, fama e, soprattutto, la stima e l’affetto sincero della gente.
I più giovani lo hanno conosciuto attraverso la tv, vedendo e rivedendo le sue mitiche scazzottate ai tempi del sodalizio con Terence Hill, ma Bud Spencer, nome d’arte assunto da Pedersoli in onore di Spencer Tracy, è stato un vero mito del cinema, una specie di supereroe “de noantri” per quelle generazioni di bambini e ragazzi cresciuti negli anni 70’ ed 80’, quando pellicole come “Altrimenti ci arrabbiamo” o “Lo chiamavano Trinità” imperversavano nelle sale, regalando risate a più non posso.
ATLETA OLIMPICO – Nato a Napoli ma cittadino del mondo, Pedersoli ha segnato tracce importanti nello sport nazionale; dotato di un gran fisico, è stato il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 stile libero (59″5 nel 1950) , conquistando diversi titoli italiani della specialità, sia individualmente che in staffetta. Azzurro dal 1949, ha partecipato ai Campionati Europei di Vienna e conquistato due medaglie d’argento ai Giochi del Mediterraneo nel 1951 in Egitto. L’anno dopo partecipa alle Olimpiadi di Helsinki e dopo uno stage all’Università di Yale, negli Usa, è chiamato in maglia azzurra, stavolta nella squadra di pallanuoto, per i Giochi del Mediterraneo di Barcellona, conquistando la medaglia d’oro. Chiude col nuoto partecipando, nei 100 stile libero, alla semifinale olimpica di Melbourne nel 1956, per poi intraprendere per un periodo anche la carriera di rugbista come seconda linea.
PRIMI PASSI NEL CINEMA – Nel frattempo fa i suoi esordi nell’ambiente cinematografico, dapprima come comparsa (in colossal come “Quo vadis?”), poi con piccole parti in pellicole come “Un eroe dei nostri tempi”, con Sordi, e “Siluri umani” con Raf Vallone.
Tornato in Sudamerica si cimenta in lavori di ogni tipo; in particolare è assunto da una delle imprese che partecipano alla costruzione della “Panamericana”, strada che collega Panama e Buenos Aires; un periodo di profonda riflessione per il futuro Bud Spencer, che ha modo di riscoprire lati dimenticati od inesplorati del suo carattere. Quindi passa alle dipendenze dell’Alfa Romeo di Caracas, nella quale lavora fino al 1960, anno in cui torna a Roma per disputare la sua ultima Olimpiade.
A dimostrazione della sua straordinaria poliedricità, firma un contratto con la RCA e partecipa alla stesura di canzoni per artisti del calibro di Nico Fidenco ed Ornella Vanoni.
LA COPPIA D’ORO – Sposatosi con Maria Amato e padre di Giuseppe e Christiana, nel 1964 diventa produttore di documentari per la Rai. Tre anni più tardi arriva la sua svolta artistica: per contingenti necessità economiche accetta infatti la parte nel film “Dio perdona…io no!” diretto da Giuseppe Colizzi, e sul set incontra Mario Girotti, quel Terence Hill con il quale “spaccherà” letteralmente la scena! La coppia girerà complessivamente 18 film.
Dal 1970 in poi è tutta una serie di successi che poi, negli anni, assurgeranno allo stato di veri e propri cult: “Lo chiamavano Trinità…”, “…continuavano a chiamarlo Trinità”, “ …più forte ragazzi!”, “…altrimenti ci arrabbiamo!”, “Porgi l’altra guancia”, “I due superpiedi quasi piatti”, “Pari e dispari”, “Io sto con gli ippopotami”, si piazzano immancabilmente ai primi posti dei film più visti nelle sale cinematografiche italiane. Contemporaneamente nasce anche la fortunatissima serie “Piedone” che vede il solo Spencer, senza la sua preziosa “spalla”, come assoluto protagonista; “Piedone lo sbirro”, “Piedone a Hong Kong”, “Piedone l’africano”, e “Piedone d’Egitto”, con la regia di Steno, spopolano tra i più piccoli e non solo.
Il sodalizio magico si scioglie, ma senza litigi, nel 1985, e Bud Spencer ottiene discreto successo con alcune serie televisive quali “Big Man”, e “Detective Extralarge” che vincono anche il Telegatto nel 1989 e nel 1990. Nel 2003 ha modo di dimostrare anche le sue qualità di attore drammatico, partecipando al film “Cantando dietro i paraventi “ di Ermanno Olmi.
Nel 1999, il Time pubblicò una classifica degli “attori italiani più famosi del mondo” nella quale Bud Spencer occupava il primo posto, seguito da Terence Hill; nel 2010, ha ricevuto il David di Donatello alla carriera.
ALTRE ATTIVITA’ – Pilota d’aerei ed elicotteri, per un breve periodo è stato persino titolare di una compagnia area da lui stesso fondata, la Mistral Air, poi rilevata da Poste Italiane. Nel 2010 ha pubblicato la sua biografia ufficiale, intitolata Altrimenti mi arrabbio: la mia vita scritta assieme a Lorenzo De Luca.
Nel 2014 ha pubblicato “Mangio ergo sum”, in cui mescola filosofia e gastronomia, con prefazione dell’amico Luciano De Crescenzo.
“Adoro mangiare e per questo non ho mai seguito una dieta, nonostante sia arrivato a pesare anche 156 kg: nel libro mi immagino costretto dal medico a stare a stecchetto per un paio di settimane e mentre mi rigiro nel letto per colpa della fame, mi vengono a trovare i maggiori filosofi per un dialogo divertente, ma allo stesso tempo profondo.“Mangio, dunque sono”, perché non solo siamo quello che mangiamo, ma se non mangiamo non siamo e non pensiamo”.
CURIOSITA’ – Conosceva sei lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese e tedesco, ma nei film è stato quasi sempre doppiato.
Nel 2008 ha ricevuto l’onorificenza di “Grande Ufficiale – Ordine al Merito della Repubblica Italiana” e può vantare un piatto a lui dedicato, i “fagioli alla Bud”.
In Germania è stato coniato il verbo “sich budspenceren“, in italiano “picchiare come Bud Spencer”.
La rock band Bud Spencer Blues Explosion si chiama così in suo onore.
Ma al di la dei successi, dei meriti, o delle vittorie, quello che ha sempre colpito di Bud Spencer, e che la gente comune ha sempre amato di lui, è stata la sua straordinaria carica umana, quella faccia da buono che sbucava comunque dal suo aspetto apparentemente burbero, quel suo “grugnire” così dolce che incuteva timore e dava allo stesso tempo sicurezza e protezione; per chi, come chi vi scrive, è cresciuto anche con i suoi film, sarà davvero dura, d’ora in poi, non pensare a lui ogni qualvolta arriverà in tavola un piatto di fagioli in umido, così come viene spontaneo pensarlo, adesso, mettere ordine anche lassù, a suon di risate e sganassoni che non hanno mai fatto male a nessuno…
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